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Milano, vendevano falsi prodotti griffati: tre misure cautelari

Lombardia

I tre ragazzi sono accusati di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata all'introduzione nel territorio dello Stato di prodotti con marchi contraffatti, truffa, ricettazione, indebito utilizzo di carte di pagamento intestate a terzi e autoriciclaggio

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Eseguite tre misure cautelari nei confronti di un 23enne (ai domiciliari), di un 22enne (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e di un altro 22enne. L'operazione è stata compiuta dalla polizia di Milano. I tre ragazzi sono accusati di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata all'introduzione nel territorio dello Stato di prodotti con marchi contraffatti (soprattutto scarpe), truffa, ricettazione, indebito utilizzo di carte di pagamento intestate a terzi e autoriciclaggio.

Le indagini sono state condotte dal commissariato Greco-Turro e dalla Polizia postale e hanno principalmente riguardato la vendita online di falsi prodotti griffati, soprattutto scarpe, si stima per un giro da 300mila euro. 

Gli indagati

A capo della banda c'era il 23enne, riconosciuto nel 2015 come membro di Anonymous, che aveva costruito un sistema di scatole cinesi di siti e "assunto" il figlio di un ricco imprenditore egiziano come consulente marketing, un 22enne soprannominato Masha. I due, già nel 2018, avevano aperto una società assieme a Londra che poi era fallita. Successivamente hanno aperto il sito 'Yourun' che utilizzava i social per promuovere la propria attività. Il terzo indagato gestiva i clienti e la parte tecnica del sito.

La banda si serviva di quattro reclutatori, ragazzi tra i 22 e 23 anni a loro volta indagati, che convincevano amici e conoscenti ad intestarsi carte PostePay, sim telefoniche e indirizzi email in cambio di 50 euro.

Il modus operandi

I prestanome non risultano indagati e anzi, è stato proprio grazie a tre di loro che sono partite le indagini. Nel gennaio scorso, infatti, una ragazza si è presentata al commissariato Greco Turro e altri due ragazzi alla polizia postale, ognuno per denunciare gli strani movimenti sulle carte a proprio nome. Lo schema della banda era semplice, compravano scarpe da un rivenditore cinese a 70-100 dollari e le rivendevano come originali a ‪250-300‬ euro. In una intercettazione Masha chiede al 23enne se le scarpe siano originali e la sua risposta è: "Ahaha no fra, le abbiamo fatte io e mia nonna sul letto di casa". L'attività andava molto bene perché solo nel 2020 il loro bilancio è stato di 300mila euro, con un utile di 117mila euro. Secondo gli investigatori erano arrivati a 1.172 clienti. I soldi venivano poi smistati su un conto in Germania o trasformati in criptovalute per rendere più difficile l'individuazione.