Fondi Lega, Michele Scillieri patteggia a Milano 3 anni e 4 mesi

Lombardia

Ad accogliere l'istanza è stato il gip Lidia Castellucci che ha ratificato anche la richiesta di patteggiare 2 anni e 1 mese e 30 mila euro avanzata da Fabio Barbarossa, cognato del commercialista

Michele Scillieri, uno dei commercialisti di fiducia della Lega arrestati nell'inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission e su presunti fondi neri, ha patteggiato 3 anni e 4 mesi e 83mila euro di risarcimento. Ad accogliere l'istanza è stato il gip Lidia Castellucci che ha ratificato anche la richiesta di patteggiare 2 anni e 1 mese e 30 mila euro avanzata da Fabio Barbarossa, cognato del professionista. Entrambi sono ai domiciliari e rispondono di peculato, turbativa d'asta. Sono stati invece prosciolti dai reati fiscali.

Il procedimento

Gli stessi pm, infatti, hanno chiesto il proscioglimento degli indagati (Scillieri difeso dal legale Massimo Dinoia e Barbarossa dai legali Massimilano Giotto e Roberto Brambilla) dall'accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, perché non era stata superata una determinata soglia per la configurazione del reato. A Barbarossa è stata anche restituita la Porsche 356 A Coupé del 1959 che gli fu sequestrata. La difesa di quest'ultimo ha anche presentato istanza di revoca dei domiciliari al gip col parere favorevole della Procura. Per Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due revisori contabili per la Lega in Parlamento, e per l'imprenditore Francesco Barachetti, accusati, a vario titolo, di peculato, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e reati fiscali, sempre per il caso Lfc, lo scorso 19 febbraio il gip Giulio Fanales ha accolto la richiesta di giudizio immediato formulata dall'aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi. Per loro il processo inizierà il 15 aprile davanti alla settima sezione penale.

Il filone sui fondi neri

Resta aperto, intanto, il filone di indagini sui presunti fondi neri per il Carroccio raccolti dai contabili del partito e nel quale sono confluite anche le dichiarazioni messe a verbale da Scillieri, nel cui studio venne registrata nel 2017 la 'Lega per Salvini premier'. Il professionista, tra l'altro, ha parlato di "soldi al partito" e la tranche d'indagine, in cui sono state effettuate nuovi iscrizioni di indagati, si intreccia con l'inchiesta della Procura di Genova sui famosi 49 milioni di euro di cui si sono perse le tracce. Scillieri, interrogato più volte dai pm dopo l'arresto, oltre ad aver fatto ammissioni sul capitolo della vendita gonfiata alla Lfc per 800mila euro del capannone di Cormano, ha raccontato che Di Rubba e Manzoni, in stretti rapporti col tesoriere del Carroccio Giulio Centemero (non risulta indagato), avrebbero fatto "girare" le finanze della Lega. E ha parlato di soldi arrivati, attraverso fatture false come 'pezze' giustificative, a professionisti e imprese 'fedeli' al partito. Partito al quale, poi, avrebbero "retrocesso" percentuali degli incassi fino "al 15%”.

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