Delitto Gucci, Patrizia Reggiani chiude i conti con la giustizia

Lombardia
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Oggi il gip Roberto Crepaldi ha archiviato l'ultimo procedimento penale a carico dell'ex moglie dell'imprenditore ucciso a Milano nel 1995

Patrizia Reggiani, condannata a 26 anni, di cui 17 trascorsi in carcere, come mandante dell'omicidio del marito Maurizio Gucci, ucciso a Milano nel marzo del 1995, ha chiuso i conti con la giustizia. Oggi infatti il gip del capoluogo lombardo, Roberto Crepaldi, ha archiviato l'ultimo procedimento penale a carico della signora. Fu indagata "erroneamente", spiega la difesa, per mancata esecuzione del provvedimento del giudice a causa della denuncia di Giuseppe Onorato, il portiere del palazzo in via Palestro che il giorno del delitto fu ferito: l'uomo, morto a novembre per infarto, non si era visto risarcire i 200 milioni di lire disposti in sentenza. Somma ora versata.

L'inchiesta

L'inchiesta a carico di Patrizia Reggiani, oggi archiviata, è nata anni fa, quando la ex signora Gucci, uscita da San Vittore, era in affidamento in prova ai servizi sociali per finire di scontare la pena. Poiché lavorava per Argea srl, società che opera nella moda e nel campo degli accessori e bigiotteria con il marchio Bozart, il custode ottenne il pignoramento di 1/5 dello stipendio della ex moglie dell'imprenditore. Soldi trattenuti ogni mese dalla busta paga della Reggiani ma mai versati al portiere. Da qui la denuncia e, come spiega l'avvocato Daniele Pizzi, l'iscrizione "erronea della mia cliente" nel registro degli indagati. Dopodiché la richiesta di archiviazione da parte del pm Gianluca Prisco a cui ha fatto seguito l'opposizione, nel 2018, da parte di Onorato. E poi un paio di anni fa il versamento del risarcimento di "circa 200 mila euro, comprese le spese e gli interessi" per il portinaio ferito dal killer di Maurizio Gucci. Stamattina infine davanti al gip Crepaldi si è tenuta l'udienza in cui la ex signora Gucci - che ha espiato la pena per il delitto dell'ex marito e ora è libera - è stata scagionata. Il giudice ha, invece, ordinato al pubblico ministero di fare nuove indagini e di iscrivere nel registro degli indagati l'allora datore di lavoro che non avrebbe corrisposto la somma pignorata. "La signora ha chiuso i conti con la giustizia penale - ha spiegato l'avvocato Pizzi - perché questo era l'ultimo 'rivolo' rimasto aperto per l'omicidio del marito. Per questa vicenda la mia assistita si ritiene parte offesa e aspetta gli sviluppi dell'inchiesta per cercare di ottenere la restituzione di quella somma, seppur modesta, trattenuta dalla sua busta paga".

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