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‘Ndrangheta in Lombardia, 4 fermi per estorsione e usura e 19 indagati

Lombardia
©Fotogramma

I carabinieri Bergamo hanno eseguito il provvedimento della Dda di Brescia nei confronti di quattro persone. Decine di perquisizioni anche in Veneto, Umbria e Calabria. L’operazione prende il via da “Papa” che aveva portato all’arresto di 19 persone nel marzo del 2019. Tra gli indagati anche l'ex assessore di Viadana

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I carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, nei confronti di quattro persone, legate a un gruppo 'ndranghetistico, accusate di estorsione, usura, riciclaggio e autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. Sono state eseguite decine di perquisizioni in Lombardia, Veneto, Umbria e in Calabria.

L'operazione della Dda di Brescia

Nell'operazione della Dda di Brescia sono inoltre stati eseguiti contro gruppi legati alla 'ndrangheta nel Nord Italia quindici perquisizioni e un sequestro preventivo d'urgenza di attività economiche inerente quattro società di autotrasporti e società immobiliari ed edili per circa un milione e mezzo di euro. Si tratta di tre realtà operative a Viadana e una a Reggio Emilia, ritenute collegati ad esponenti di famiglie della 'Ndrangheta operante a Isola di Capo Rizzuto e ormai stabilmente presente nel territorio di Viadana, in provincia di Mantova. Sono 19 le persone indagate. Tra i coinvolti ci sono cinque esponenti della famiglia Riillo e due della famiglia Pugliese, oltre all'ex assessore di Viadana, Carmine Tipaldi. Proprio Tipaldi, con altri otto coinvolti, è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. "È il punto di riferimento anche politico per l'organizzazione" scrivono i pm Paolo Savio e Claudia Moregola nelle 216 pagine di decreto di sequestro preventivo.

L’inchiesta

L'operazione "Gemelli" fa riferimento alle realtà di Viadana e Brescello (Reggio Emilia), "gemelle" per la presenza di cosche della 'Ndrangheta sul territorio secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. La famiglia Grande Aracri a Brescello e la cosca dell'Isola di Capo Rizzuto a Viadana. L'operazione si inserisce in una più ampia attività, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, e che ha viste coinvolte le procure distrettuali di Brescia e Catanzaro, con indagini svolte dai carabinieri di Bergamo e dalle squadre mobili di Crotone e di Catanzaro. Il procedimento è il proseguimento dell'operazione “Papa” che aveva portato, nel marzo 2019, all'arresto di 19 persone da parte dei carabinieri di Bergamo e del Ros di Brescia e aveva scoperto un gruppo di persone, alcune originarie della provincia di Bergamo, altre di quella di Crotone, che avevano messo in piedi un sistema di estorsioni nell'ambito del campo dei trasporti di merce oltre a realizzare un meccanismo di false acquisizioni societarie, fallimenti fraudolenti e fornitura di prestiti a tasso usuraio.

L'indagine

L'indagine è stata svolta dallo Sco della Polizia di Stato, dalle Squadre Mobili di Brescia e Mantova, dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della guardia di finanza e dal Gico del Nucleo di Brescia, coordinati dai pm Paolo Savio e Claudia Moregola. I beni sequestrati rappresentano parte dei reinvestimenti della Locale di 'ndrangheta che operava a Viadana (in provincia di Mantova) affiliata alla famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto. Un collaboratore di giustizia, sentito durante le indagini, in merito alla famiglia Riillo ha detto che "quando sono arrivati a Viadana i Riillo hanno intrapreso un'attività di autotrasporti, riciclando denaro del clan Arena". Un secondo collaboratore sulle attività invece della famiglia Grande Aracri ha spiegato ai magistrati: "Questi sono partiti da Cutro che erano senza soldi. Erano alla fame. Ora girano col Ferrari".

I sequestri

Sono la P.R Trasporto srl, la S.G Trasporti, la Viadana Immobiliare, tutte di Viadana, nel Mantovano, e la Feril costruzioni srl di Reggio Emilia, le società poste sotto sequestro, in aggiunta a sette fabbricati, tre terreni e 14 automezzi. Con il provvedimento, i pm Paolo Savio e Claudia Moregola hanno disposto anche il sequestro di 447mila euro "nelle disponibilità di Francesco, Pietro e Pasquale Riillo e Antonio Asti". Un commercialista di Brescia è stato nominato amministratore giudiziario delle società sottoposte a sequestro.

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