Milano, racket dell'elemosina: fermati madre e figlio

Lombardia
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Nel corso degli accertamenti, è emerso che i due facevano arrivare i connazionali, dopo averli agganciati a Sofia, con la prospettiva di un guadagno, spartito al 50 per cento, tramite l'accattonaggio

Ieri a Milano una donna di 65 anni e il figlio di 39, entrambi di origini bulgare, sono stati sottoposti a fermo dalla polizia per riduzione in schiavitù. Sfruttavano dei loro connazionali, ai quali avevano confiscato i documenti, per chiedere l'elemosina, che poi trattenevano per intero. I poliziotti negli ultimi 20 giorni scorsi avevano seguito e osservato un gruppo di sette persone che, con cani al seguito, dalle 8 alle 19 circa, chiedevano l'elemosina nei pressi di piazza Risorgimento e piazzale Dateo.

La ricostruzione dell'indagine

Così gli agenti hanno accompagnato negli uffici di via Poma i sette cittadini, tutti bulgari, che sono stati indagati per maltrattamenti di animali. Nel corso degli accertamenti, è emerso che la donna e il figlio facevano arrivare i connazionali a Milano, dopo averli agganciati a Sofia, con la prospettiva di un guadagno, spartito al 50 per cento, tramite l'accattonaggio. Una volta arrivati a Milano, ai malcapitati venivano presi sia il totale del denaro ricevuto dai passanti sia i documenti di identità. Le persone, cui venivano forniti i cani per posizionarsi in prossimità di diverse fermate metropolitane, inoltre, venivano fatti dormire in una casa abbandonata in viale Molise.

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