"Vogliamo essere lavoratori normali", hanno detto ai cronisti due rider presenti in udienza
Sono 21 i rider ammessi dal gup di Milano come parti civili nell'udienza preliminare del processo per caporalato che vede coinvolta Uber Italy. Le indagini del pm di Milano Paolo Storari, chiuse lo scorso ottobre, il 29 maggio avevano portato il Tribunale a disporre il commissariamento della filiale italiana del colosso americano, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery. Tra i 10 indagati figura anche Gloria Bresciani, in qualità di manager di Uber Italy (ora sospesa).
Il gup Teresa De Pascale ha inoltre decretato, sempre su richiesta dei legali delle parti civili, anche la citazione di Uber Italy come responsabile civile. La società indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa, ma la cui posizione è stata stralciata, potrà chiedere al gup l'esclusione dalla posizione di responsabile civile. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 26 marzo.
Le parole dei rider
"Vogliamo essere lavoratori normali", hanno detto ai cronisti due rider presenti in udienza. "Abbiamo deciso di entrare nel procedimento perché le condizioni di lavoro non erano appropriate, venivamo pagati sempre 3 euro a prescindere dalla consegna. E il problema principale anche adesso (non lavorano più per Uber, ndr) - hanno concluso - è che non c'è sicurezza sul lavoro".
Il commento dei legali
La causa, come hanno chiarito i legali, vedrà al centro anche la "violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro". Sul fronte penale, hanno sottolineato, la Procura "inserisce questa violazione all'interno della contestazione sullo sfruttamento del lavoro". I rider, hanno spiegato i difensori, "devono essere pagati in modo dignitoso e devono essere trattati come lavoratori subordinati, il Governo su questo non è ancora intervenuto e così ci devono mettere una pezza i tribunali, le ultime decisioni sono state importanti". Le condizioni di lavoro attuali, hanno detto ancora gli avvocati, "non sono migliorate, in media il pagamento è di 6 euro all'ora e la situazione è perfino peggiorata dopo il contratto collettivo firmato con Ugl".
I legali delle parti civili hanno inoltre spiegato che il 26 gennaio prossimo al Tribunale di Torino prenderà il via "la causa civile intentata contro Uber e l'intermediaria Frc e nella quale abbiamo chiesto che ai rider vengano riconosciute le differenze retributive tra il contratto collettivo e ciò che, invece, davvero percepivano, ossia 200-300 euro al mese".
Le indagini
A quanto emerso dalle indagini della procura e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, i lavoratori venivano "pagati a cottimo 3 euro a consegna", "derubati" delle mance e "puniti" se si ribellavano.
La manager Bresciani è accusata di caporalato in concorso con Giuseppe e Leonardo Moltini e Danilo Donnini, responsabili delle società di intermediazione Frc (indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa) e Flash Road City. Giuseppe Moltini ha scelto l'abbreviato così come Donnini, mentre Leonardo Moltini punta a patteggiare, versando 5mila euro alla 'brigata per il tampone sospeso'. Gli altri cinque imputati rispondono di reati fiscali (una ha scelto di patteggiare).
Data ultima modifica