Cinque carabinieri, che ai tempi erano parte della squadra di polizia giudiziaria della procura milanese, avrebbero accumulato diverse migliaia di euro. Una settimana fa due di loro sono stati ammanettati: respinta la loro richiesta di revoca della misura cautelare
Cinque carabinieri, alcuni in congedo, che ai tempi facevano parte della squadra di polizia giudiziaria della Procura di Milano, avrebbero derubato gli indagati di soldi e gioielli che erano provento di attività illecite fingendo perquisizioni e sequestri mai autorizzati dalla magistratura. Avrebbero così accumulato diverse migliaia di euro, in quanto conoscevano fascicoli e intercettavano notizie sulle indagini da colleghi ignari. La scorsa settimana due di loro sono stati arrestati su ordine del gip milanese Natalia Imarisio. È stata inoltre respinta la loro richiesta di revoca della misura cautelare da parte del tribunale del riesame.
Le indagini
A indagare sulla "banda" che per "anni" avrebbe agito "indisturbata", come ha osservato il giudice nel provvedimento, avendo anche informazioni di prima mano o quasi su una serie di attività investigative in corso al quarto piano del Palagiustizia milanese, sono state la pm Rosaria Stagnaro e il procuratore aggiunto Laura Pedio.
A quanto trapela, partire le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano sarebbe stata la denuncia della ex compagna di uno dei militari, che nel 2019 ha raccontato agli inquirenti di un presunto caso di usura di cui, tra i responsabili, ci sarebbe stato l'allora fidanzato. Da qui sono scattati gli accertamenti su una vicenda definita "surreale", in cui investigatori, anche "stimati" – come annotato dal gip - sono andati avanti per anni con un'attività "criminale" parallela e senza essere rimossi dall'incarico, nonostante avessero cominciato a circolare sospetti su di loro.
L’inchiesta
L’inchiesta è andata avanti sotto traccia per quasi un paio di anni. Stando alle carte, la doppia vita dei militari ritenuti infedeli sarebbe iniziata addirittura nel 1999, con episodi documentati fino al 2005 e poi ancora furti nel 2017 anche a danni di prostitute, clienti di alberghi e stranieri. I militari avrebbero fatto irruzione a casa di pregiudicati sotto indagine, mettendo in scena perquisizioni autorizzate dalla magistratura e mostrando pure il tesserino: avrebbero arraffato di tutto, vestiti, orologi, cellulari, anelli, monili e altri oggetti preziosi e prima di andarsene avrebbero persino stilato un finto verbale di sequestro. Ovviamente, nessuno ha mai denunciato si trattava di "malviventi" e di "proventi illeciti". Tra i colpi messi a segno ci sarebbe anche quello a 'maga Ester' - ora scomparsa - che sarebbe stata legata e rapinata di 600mila euro in denaro e gioielli.