Milano, artisti in piazza Scala contro nuovo Dpcm. Sala: "Sarà inverno lungo e difficile"
LombardiaFlash mob dei lavoratori dello spettacolo, che hanno riempito la piazza mantenendo le distanze di sicurezza . Secondo gli organizzatori sono circa un migliaio. Sala ai manifestanti: "Siamo tutti convinti del fatto che non sarà una cosa da tre settimane o un mese ma ci attende un lungo inverno di grande difficoltà"
Centinaia di lavoratori del mondo dello spettacolo, cantanti, musicisti, attori, ballerini e maestranze di ogni tipo, si sono riuniti in piazza Scala a Milano per protestare contro le chiusure imposte dal dpcm per il contenimento del contagio da coronavirus e per chiedere "diritti, dignità, reddito e cultura", come recita un grande striscione. I manifestanti hanno riempito la piazza, mantenendo le distanze di sicurezza e secondo gli organizzatori sono circa un migliaio. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA E A MILANO - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)
Il sindaco Sala: "Ci aspetta un inverno di grande difficoltà"
Alla manifestazione è intervenuto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che è uscito dal suo ufficio, a Palazzo Marino davanti al teatro alla Scala, per portare un saluto e solidarietà ai manifestanti. "Siamo tutti convinti del fatto che non sarà una cosa da tre settimane o un mese ma ci attende un lungo inverno di grande difficoltà - ha detto ai lavoratori del mondo dello spettacolo -. Chi fa il mio mestiere e si occupa di politica deve cercare di programmare le cose ed essere più razionale possibile", ha aggiunto. "Tanti cittadini mi scrivono e mi chiedono 'perché non chiudi tutto'? In tanti chiedono che si faccia il lockdown, per come la vedo io il governo deve avere un ruolo importante in tutto ciò". "Non è che voglio scaricare tutte le responsabilità sul governo, ma il punto fondamentale è che si può chiudere, ma prima di chiudere bisogna dire a chi subirà le chiusure - ha concluso - come verrà aiutato. Questo è il punto di partenza".
"Non va bene andare da 100 a zero ed è quello che si sta facendo oggi. Non voglio passare per il paladino del 'non si chiude', mi stanno ributtando addosso la frase del 'Milano non si ferma' di alcuni mesi fa - ha continuato Sala -. Voglio che venga fatto con buon senso, chiudere si può ma prima di decidere di chiudere bisogna dire a chi viene chiuso come lo aiutiamo. Io mi batterò su questo". "I Comuni possono indebitarsi per fare investimenti, non possono indebitarsi per la spesa, per sostenere la spesa corrente. Questa è la regola generale. Io dico che oggi è una regola sbagliata perché per me oggi la spesa è un investimento - ha spiegato -. Se io potessi indebitare un Comune solido come quello di Milano per, attraverso la spesa, sostenere voi, io lo farei perché in questo momento c'è un problema di sopravvivenza, di tirare avanti non per sei giorni ma per sei mesi presumibilmente, perché di vaccini si parla tanto ma c'è poca certezza su quando arriveranno". La cosa che non funziona secondo Sala "è che qualcuno è penalizzato e qualcun altro no. Io non sono solidale con voi solo a parole, al di là di questo voglio sentirmi responsabile della vostra situazione - ha concluso - nel ritornare a chiedere al nostro governo un intervento più deciso".
La protesta
I lavoratori hanno al collo dei cartelli rossi che recano i motivi della protesta: 'Abbiamo diritto al rispetto dei nostri contratti', 'I teatri sono luoghi sicuri', 'La danza non contagia'. Nel corso di un flashmob hanno diretto tutti insieme i cartelli verso il teatro alla Scala e poi verso il Comune. In piazza Scala risuona la musica durante la protesta. Da molti arriva la richiesta di riaprire i luoghi della cultura che "sono sicuri perché vengono rispettate tutte le regole". I lavoratori inoltre chiedono "sostegno - come ha spiegato Francesco Aufieri, segretario generale della Slc Cgil Milano -. Il mondo dello spettacolo deve essere sostenuto dal governo, dopo le ennesime chiusure bisogna garantite un reddito ai lavoratori, una copertura previdenziale, e chiediamo un tavolo di trattativa nazionale per lo stanziamento dei fondi e sulle regole della riapertura". "Si riprenda il lavoro con le giuste misure di sicurezza e che ci sia una garanzia per questo lavoratori - ha commentato Bruno Bifronte della Uil Milano - . È il settore che ha chiuso prima e riaperto dopo e paga prezzo pesante".
Il concerto muto
Durante la manifestazione si è tenuto un concerto muto diretto dal pianista e direttore d'orchestra Enrico Intra. I musicisti hanno solo fatto il gesto di suonare i loro strumenti, i cantanti hanno aperto la bocca rimanendo afoni e così il silenzio ha accompagnato l'esibizione che è stata spezzata sul finale solo dagli applausi dei manifestanti. "Noi siamo produttori di suoni, immagini e rappresentazioni ma oggi simuleremo il silenzio che è parte integrante della musica, un momento di attesa dove il pubblico pensa 'adesso cosa succederà'? - ha premesso Intra prima di dirigere il concerto muto -. Dirigere il silenzio oggi è importante non solo per la musica, ma anche per i rapporti con le persone e per questa piazza che protesta in modo civile e viva la musica".
Alla protesta in piazza hanno partecipato anche i cantanti de La bohème che sarebbe dovuta andare in scena alla Scala dal 4 novembre ma che è stata sospesa a causa dell'epidemia. "Noi siamo per non chiudere il teatro che è un luogo sicuro - ha detto Simone Piazzola, baritono - chi si è ammalato lo ha fatto fuori dal teatro. Dovevamo fare La bohème ma è saltata, un lavoro da otto mesi è saltato. Vogliamo poter lavorare e, se la situazione non lo permette, come artisti chiediamo di essere tutelati in modo consono, non come stanno facendo ora. Tutti devono avere un sostegno economico e il governo da quando c'è il virus con noi è stato presente zero".