Così il patologo e dermatologo della Clinica Dermatologica dell’Università del capoluogo lombardo, intervistato a Sky TG24: “I casi erano tutti in terapia intensiva. Io e i miei colleghi siamo stati i primi a descriverlo al mondo”
“All’inizio della pandemia, coi miei colleghi, abbiamo potuto studiare i primi casi di malati gravi con manifestazioni cutanee. Erano tutti in terapia intensiva e abbiamo raccolto una serie di biopsie”. È quanto dichiarato a Raffaele Gianotti, patologo e dermatologo della Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi di Milano, durante l’intervista di questa mattina a Sky TG24 (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA E A MILANO - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI).
La ricerca
Gianotti ha spiegato come si è svolta la ricerca: “Quando la pandemia è diminuita, mi sono soffermato sulle caratteristiche virus e di come si vede sulla cute. Sono andato in archivio 2019 a cercare vecchie biopsie di pazienti, sempre del 2019, che potevano avere indizi istologici simili a quelle riscontrate nel 2020 in pazienti gravi. Con l’aiuto di due colleghi, i dottori Barberis e Pellegara, ho cercato i casi irrisolti come fosse un poliziesco. Sono andato sul vetrino, ho cercato indizi e ho chiesto loro di aiutarmi a scoprire il colpevole. Barberis ha trovato le impronte digitali del virus, Pellegara ha disegnato un identikit del virus sulla biopsia. Siamo stati i primi a descrivere al mondo in che modo si manifestava il Covid in pazienti gravi".
Il caso di una 25enne con mal di gola e tosse
Nel corso dell’intervista, Gianotti illustra anche un caso particolare: “Abbiamo trovato donna di 25 anni che aveva avuto solo mal di gola e tosse insieme a una strana malattia della pelle. Ai tempi, la diagnosi era stata sbagliata perché nessuno conosceva il Covid. Ora la paziente sta benissimo e ci ha detto che la malattia della pelle è scomparsa in aprile 2020. Ha fatto poi i test sierologici e il virus, a completamento indagini, ha lasciato biglietto da visita, perché la donna aveva sviluppato gli anticorpi: era stata infetta e si era difesa. È un caso unico al mondo”.
Su asintomatici con manifestazioni cutanee: “Ce ne sono moltissimi”
Sulla possibilità che vi siano malati Covid senza sintomi e con manifestazioni del virus sulla pelle, Gianotti afferma: “Ce ne sono moltissimi, li abbiamo visti durante i mesi di giugno e luglio. Andavano dal dermatologo con strane malattie della pelle, pur stando benissimo, e con la biopsia trovavamo poi degli indizi”. In merito alle analisi cutanee, ha aggiunto: “Le indagini di Pellegara e Barberis si possono fare solo in laboratori universitari e non valgono cone screening di massa, per costi e tempi. Esistono pazienti che stanno bene, hanno il Covid in maniera asintomatica e asistemica e presentano malattie della pelle strane”.
“Virus si localizza in ghiandole sudorifere”
Nello speficico, Gianotti afferma che in un’immagine raccolta nel corso degli studi “si vede uno sfondo nero con dei pallini rossi”. Spiega poi cosa significa: “Il virus si localizza nelle ghiandole sudorifere, che producono il sudore”. Sulla possibilità dunque d’infettare attraverso il sudore, Gianotti riferisce: “Siamo solo all’inizio. Trovare l’impronta digitale, il colpevole e l’identikit del colpevole non vuol dire che sulla pelle il virus è attivo. Può essere una spoglia mortale del virus eliminato dal sudore. Si tratta di una scoperta unica e mondiale, bisogna fare test per capire se il virus sulla pelle è vivo o si tratta solo di residui di virus morti”.
Il saluto ai colleghi
Gianotti conclude: “Ho la fortuna di lavorare nelle retrovie, però lancio un saluto a tutti i colleghi in prima linea, che rischiano veramente la vita e un pensiero a quelli di loro che ormai non ci sono più, che hanno perso le loro vite per combattere questo virus”.