Così Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di rianimazione del Policlinico e coordinatore delle terapie intensive nell'Unità di crisi: "Al momento non conosciamo il reale numero degli infetti, e questi dati non ce li può dare nessuno, nonostante tracciamenti e tamponi"
"Milano, tra le città lombarde, oggi ha i guai maggiori. Sei mesi fa la metropoli è stata risparmiata da quello che è accaduto a Bergamo. Ma quello scenario riportato qui sarebbe un gravissimo problema sanitario perché allora per curare i malati gravi Covid (a Bergamo, Brescia e Lodi) abbiamo usato tutte le terapie intensive regionali". Così Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di rianimazione del Policlinico e coordinatore delle terapie intensive nell'Unità di crisi della Regione Lombardia per l'emergenza coronavirus, a Il Corriere della sera. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO)
Le dichiarazioni
"Al momento non conosciamo il reale numero degli infetti, e questi dati non ce li può dare nessuno, nonostante tracciamenti e tamponi - osserva - si tratta di stime; le uniche armi efficaci sono preventive: distanziamento sociale e mascherina. Se verranno prese le decisioni giuste siamo ancora in grado di contenere la curva dei contagi". La priorità del Comitato scientifico lombardo dovrebbe essere di "individuare e trattare il maggior numero possibile di focolai che si concentrano ora nelle famiglie; in più dobbiamo evitare in ogni modo di sovraccaricare gli ospedali. Già oggi i pronto soccorso del milanese sono in affanno: non appena arriva un malato Covid i protocolli bloccano di fatto la normale attività. Sono necessarie scelte tempestive per non ritrovarci in difficoltà molto peggiori nel pieno dell'inverno". "Parlo da cittadino - dice - i giovani dovrebbero rinunciare subito, per due o tre settimane, all'happy hour. Adesso si chiederebbe loro un sacrificio modesto. Se Milano dovesse vivere la situazione di marzo ed aprile la gestione sanitaria sarebbe molto complessa".