Tifoso ucciso a Milano, ultrà Napoli: "Non ho investito nessuno"

Lombardia

Fabio Manduca ha chiesto di essere interrogato oggi e ai pm Bordieri e Stagnaro ha risposto continuando a negare le accuse e sostenendo che quella fosse la sua prima volta allo stadio per vedere il Napoli

"Non ho investito nessuno, sono solo fuggito spaventato dai disordini". Questo è quanto dichiarato, in sintesi, da Fabio Manduca, nell'udienza a porte chiuse davanti al gup di Milano Carlo Ottone De Marchi, che ha accolto la sua richiesta di giudizio con il rito abbreviato (prima udienza il 2 novembre), per l'accusa di avere travolto e ucciso con il proprio suv Daniele Belardinelli, ultrà del Varese morto negli scontri del 26 dicembre 2018 poco lontano da San Siro prima della partita fra Inter e Napoli. Manduca, accusato di omicidio volontario, ha chiesto di essere nuovamente interrogato oggi e ai pm Bordieri e Stagnaro ha risposto continuando a negare le accuse e sostenendo che quella fosse la sua prima volta allo stadio per vedere il Napoli. (LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA - IL RIESAME)

Le dichiarazioni

"Ho visto un razzo rosso prima del semaforo - ha sostenuto in sintesi Manduca -. Il Ford Transit davanti a me ha fatto retromarcia, l'ho passato a sinistra con il mio Renault Kadjar, poi la polizia ha fatto segno di andare avanti e ho guidato dritto fino allo stadio senza fermarmi".

Il legale di Daniele Belardinelli

Secondo noi non è una versione credibile", ha spiegato l'avvocato Gianmarco Beraldo, legale della mamma di Belardinelli, una delle tre parti civili che si sono costituite, assieme alla moglie dell'ultrà del Varese e alla figlia maggiorenne. Per il legale è anche "una versione che contrasta con altre da lui rese". "Non cambia nulla -  ha spiegato il legale di Manduca - La versione di Manduca è sempre stata che non si è reso conto di aver investito nessuno, e non cambierà". Manduca, napoletano di 40 anni, è stato arrestato il 18 ottobre del 2019, su ordinanza del gip Guido Salvini. L'accusa di omicidio volontario, secondo i pm, è rafforzata sia da una decisione del Tribunale del Riesame che da un'importante consulenza tecnica firmata da diversi esperti, tra cui la nota anatomopatologa Cristina Cattaneo.

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