È la richiesta formulata dall'avvocato del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla quarta Corte d'Appello sul caso Expo. La decisione è attesa per il prossimo 21 ottobre
Assoluzione con formula piena nonostante il reato di falso sia prescritto. È la richiesta formulata dall'avvocato del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla quarta Corte d'Appello sul caso Expo (LE TAPPE), in quanto, secondo il legale Salvatore Scuto, la sua estraneità è "evidente". La decisione è attesa per il prossimo 21 ottobre. I giudici potrebbero dichiarare il non doversi procedere per prescrizione o, come chiede la difesa, assolverlo nel merito.
La richiesta
Il primo cittadino è stato accusato e condannato il 5 luglio 2019 dalla decima sezione penale del tribunale di Milano - sei mesi di reclusione, convertiti in pena pecuniaria di 45 mila euro - per aver firmato, quando era ad di Expo, due verbali retrodatati che servirono a sostituire due commissari incompatibili nella gara per la Piastra dei servizi. L'avvocato, al temine della sua arringa, ha chiesto ai giudici, presieduti da Cornelia Martini, di dichiarare inammissibile l'atto di impugnazione della procura generale e di assolvere Sala "o perché il fatto non sussiste" o perché il fatto non costituisce reato" in base all'articolo 129 del codice di procedura penale. Il legale, che non ha parlato di rinuncia alla prescrizione da parte del primo cittadino, ha però messo in luce una serie di punti per sostenere che è "impossibile dubitare che agì in buona fede". L'avvocato, spiegando che è "viziata" in più parti la sentenza con cui il Tribunale ha condannato Sala a 6 mesi convertiti in pena pecuniaria di 45 mila euro pur concedendogli l'attenuante dell'aver agito per motivi di "particolare valore morale o sociale", ha sottolineato che l'allora numero uno di Expo "non aveva partecipato alle riunioni operative, e quindi alla parte decisionale ma viene condannato solo per il fatto di aver firmato". Il difensore ha continuato affermando che tutti "i rivoli di questo procedimento attestano che Sala non sapeva come fosse costruita quella soluzione" e che allora nemmeno il Rup, il responsabile unico del procedimento Carlo Chiesa "non gli disse nulla. Perchè quindi non credere alla buona fede di Sala?". Ha poi ribadito che al limite si è trattato di un cosiddetto 'falso innocuo' in quanto "questa retrodatazione cade in un arco di tempo che non inficia assolutamente la regolarità della procedura".
Pg: "Difesa vuole botte piena e moglie ubriaca"
Mentre l'avvocato della Mantovani spa ha chiesto una provvisionale di oltre 3 milioni e 700 mila euro a Antonio Giulio Rognoni e Ilspa, citata come responsabile civile (che ovviamente ha proposto di non accogliere tale domanda), i legali degli altri imputati accusati a vario titolo di falso, turbativa d'asta o tentato abuso di ufficio - Paris, Rognoni e Baita - hanno chiesto la conferma assolutoria di primo grado o di dichiarare inammissibile l'appello del pg Massimo Gaballo, il quale in un passaggio del suo breve intervento ha affermato: "Mi pare che la difesa di Sala voglia una assoluzione nel merito ma in questo caso non è possibile con una sentenza di condanna di primo grado. La difesa vuole avere la moglie ubriaca e la botte piena. Se vuole un'assoluzione nel merito rinunci alla prescrizione".