Caso camici, fornitura assegnata 2 giorni dopo l'annuncio della riconversione dell'azienda

Lombardia

Per la fornitura da mezzo milione di euro, poi in parte trasformata in donazione, la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Dini, titolare dell'azienda e cognato del governatore Attilio Fontana, e Filippo Bongiovanni, ormai ex dg della centrale acquisti della Regione, che ha chiesto di essere sentito dai magistrati

La fornitura da mezzo milione di euro di camici e altro materiale per l'emergenza coronavirus venne assegnata da Aria, la centrale acquisti della Regione Lombardia, alla Dama Spa due giorni dopo che l'azienda aveva annunciato, con un'intervista, l'intenzione di riconvertire la produzione d'abbigliamento. Per quella fornitura, poi in parte trasformata in donazione, la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Dini, titolare dell'azienda e cognato del governatore Attilio Fontana, la cui moglie detiene una quota di Dama, e Filippo Bongiovanni, direttore generale della Consip lombarda che nei giorni scorsi ha chiesto l'assegnazione ad altro incarico.

La riconversione di Dama Spa

L'ordine di acquisto diretto dei dispositivi di protezione individuale (dpi) è infatti datato 16 aprile. Il 14 aprile, due giorni prima appunto, Dini aveva raccontato sul Giorno, edizione di Varese, che l'azienda titolare del marchio Paul&Shark, ferma in quelle settimane di lockdown, aveva deciso di riconvertirsi. "A Varese ci conosciamo un po' tutti - aveva tenuto a dire - e molti dei nostri collaboratori in questo momento hanno nonni o genitori in difficoltà. Ci è sembrata la cosa più logica da fare per la nostra comunità". L'articolo spiegava di come era "bastata solo mezza giornata di lavoro per adeguare i macchinari alle nuove esigenze" e che circa 50 dipendenti erano stati richiamati in azienda per procedere a una duplice produzione: mascherine, di cui ne sono state donate 5 mila allo stesso comune di Varese, e camici. Per i secondi, si legge sul quotidiano del 14 aprile, il tessuto certificato "viene fornito da altre realtà aziendali, grazie all'intercessione di Regione Lombardia che ha messo in contatto le imprese che possono confezionare e quelle che possono produrre".

La mail negli atti di indagine

Un'integrazione della prima fornitura di 75 mila camici con altri 200.000 pezzi è la proposta avanzata lo scorso 22 aprile su "indicazione" dell'assessore Raffaele Cattaneo da Dama spa ad Aria, la centrale acquisti regionale. È il contenuto di una mail agli atti dell'indagine della Procura. Secondo quanto riferito, la mail sarebbe una ulteriore riprova che quella commissionata da Aria a Dama era una fornitura e non una donazione e che il contratto sarebbe stato trasformato in corso d'opera con lo storno di fatture non tanto per generosità ma in quanto ci si è accorti del palese conflitto di interessi. Nella missiva di poche righe mandata qualche giorno dopo la sottoscrizione dell'ordine diretto finito nel mirino della magistratura l'azienda, su "indicazioni" di Cattaneo, deputato a reperire Dpi nel periodo dell'emergenza Covid e che aveva consigliato la Dama, aveva inviato la corposa richiesta di integrazione. Ciò secondo le indagini dimostrerebbe come l'azienda, che da poco aveva riconvertito la sua produzione, stava portando avanti in realtà un'operazione commerciale. A riprova di ciò anche il fatto che dei 75 mila camici della fornitura iniziale diventata donazione, ne sarebbero stati regalati solo 50mila. I residui 25 mila la società di Dini avrebbe cercato di venderli a privati. Intanto oggi, nel pomeriggio, è proseguita l'attività istruttoria dei pm, che vogliono accertare anche se Fontana abbia avuto un "ruolo attivo" o meno nella vicenda (lui ha sempre detto di non aver mai saputo nulla).

Bongiovanni chiede di parlare con i magistrati

Nel frattempo Bongiovanni ha chiesto ai magistrati di essere ascoltato e in queste ore gli inquirenti sono in contatto con la difesa per organizzare l'interrogatorio. Nel frattempo, nell'inchiesta coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, gli investigatori del Nucleo speciale di polizia valutaria stanno analizzando il materiale sequestrato con le acquisizioni in Aria e in Regione dei giorni scorsi, tra cui tantissime email e comunicazioni ritrovate nei dispositivi informatici. Comunicazioni relative all'affidamento diretto della fornitura di camici.

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