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Caso camici, verifiche su ruolo di Fontana: attualmente non è indagato

Lombardia
©Ansa

Dall'inchiesta della Procura di Milano sulla fornitura di materiale sanitario alla Regione durante l'emergenza Covid Dalle indagini sarebbe emerso un interessamento del governatore nella fase di trasformazione dell'ordine di acquisto diretto in donazione. Indagati al momento il cognato del presidente lombardo, Andrea Dini, titolare della società Dama, e il dg di Aria Spa, Filippo Bongiovanni

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Non sarebbe stata una donazione, ma una fornitura quell'offerta di camici e altro materiale per un valore di 513mila euro, durante l'emergenza Covid (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI), da parte di "Dama", società gestita dal cognato del governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Nei cui confronti, dai primi atti di indagine dell'inchiesta della Procura di Milano (che da ieri vede indagati per il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente proprio il cognato del presidente lombardo, Andrea Dini, e il dg di Aria Spa, la centrale acquisti della Regione, Filippo Bongiovanni), sarebbe emerso un interessamento nella fase di trasformazione dell'ordine di acquisto diretto in donazione. Gli inquirenti e gli investigatori stanno facendo accertamenti su un presunto ruolo attivo nella vicenda del presidente della Regione, che al momento non risulta indagato.

Le audizioni davanti ai pm

Oggi erano previste altre audizioni di testimoni davanti ai pm, che ieri hanno ascoltato l'assessore regionale Raffaele Cattaneo e il presidente di Aria, Francesco Ferri. È durata circa 7 ore l'audizione in Procura, a Milano, di Carmen Schweigl, il responsabile della struttura gare e numero due di "Aria spa", la 'centrale' per gli acquisiti di Regione Lombardia. La dirigente dovrebbe essere stata sentita sulle modalità con cui è stato stipulato il contratto di fornitura e sui motivi per cui si è trasformato in una donazione e su altri temi di indagine.

Acquisiti documenti in Regione

Sempre nella giornata dell’8 luglio, i militari del Nucleo Speciale di Polizia valutaria, su delega della procura, si sono recati presso la sede di Regione Lombardia per acquisire la documentazione relativa ai contratti di fornitura di camici nel pieno dell'emergenza Covid da parte della Dama spa, società di cui anche la moglie del governatore Fontana detiene una quota.

Le indagini

Al momento, risultano indagati Dini e il dg di "Aria Spa", Filippo Bongiovanni, per turbata libertà della scelta del contraente. Ipotesi contestata in quanto quella avviata durante la pandemia era una fornitura vera e propria poi trasformata in donazione dopo che al caso, per via del conflitto di interessi, si è interessata la stampa, in particolare i giornalisti di 'Report'.

L'intervento di Report

Dai primi elementi acquisiti, tra cui fatture, nota di credito, documento di offerta, storno delle fatture, ma anche da dichiarazioni raccolte, sarebbe emerso che l'offerta di Dama ad Aria e il successivo ordine non era una donazione, ma un contratto di fornitura. Il sospetto degli inquirenti è che la trasformazione della fornitura in donazione sarebbe stata simulata e sarebbe avvenuta solo perché la trasmissione 'Report' aveva iniziato ad interessarsi alla vicenda. Tanto che gli inquirenti legano lo storno delle fatture del 22 maggio ad una precedente intervista del 15 maggio di 'Report' a Fontana. Anche se in quel frangente non sarebbero state poste domande dirette sul caso ma più di 'ampio respiro'.

Il presunto tentativo di Aria di rivendere 25mila camici

Dei 75mila camici della fornitura, 50mila sarebbero stati messi a disposizione di Aria. Società che, però, dopo il 20 maggio, quando avvenne la trasformazione da fornitura in donazione, avrebbe cercato di rivendere i restanti 25mila camici. Dagli atti risulterebbe anche che la donazione formalmente non si è conclusa.

I punti chiave dell'inchiesta

I pm stanno indagando anche sul fatto che le mascherine poi effettivamente fornite erano meno di quelle ordinate e che lo storno delle fatture riguardava una cifra inferiore rispetto a quella pattuita. Agli atti sarebbe anche stato acquisito il documento dell'offerta della fornitura di Dama che riportava la firma di Dini, il quale aveva spiegato a 'Report' di essere intervenuto solo in un secondo momento per rettificare "tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione". C'è un altro punto 'chiave' dell'indagine: Dama doveva o meno sottoscrivere il 'patto di integrità' per i contratti regionali, con conseguente dichiarazione sul conflitto di interesse per la presenza nella società di rapporti di parentela col governatore? Da quanto è stato spiegato, nei rapporti con la pubblica amministrazione è obbligatorio.