La Guardia di Finanza ha notificato l'interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici a un custode giudiziale e l'obbligo di dimora per due fratelli agenti immobiliari
La Guardia di Finanza di Lodi ha notificato l'interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici a un custode giudiziale e l'obbligo di dimora per due fratelli agenti immobiliari operanti nel Lodigiano. Si contesta loro, a vario titolo, la turbativa d'asta e la corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.
La vicenda
Il Tribunale, in seguito all'istanza di una banca creditrice, aveva previsto il pignoramento e la messa all'asta di un complesso immobiliare di 60 unità di proprietà dei due fratelli a Tavazzano con Villavesco. Secondo le accuse, i due fratelli avrebbero corrotto il custode giudiziale e avrebbero provveduto loro, direttamente, a gestire le vendite dei beni che però, erano già stati pignorati e sui quali non avrebbero più potuto svolgere nessuna azione. Le Fiamme Gialle hanno, contestualmente, anche messo in atto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca del patrimonio di tutti gli indagati fino alla concorrenza della somma di 105mila euro, totale delle somme erogate dai presunti corruttori.
Le indagini
Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Lodi, il custode risulta aver accettato, da parte dei due fratelli, la promessa di pagamento di 15mila euro per compiere un atto contrario ai propri doveri d'ufficio. In particolare, come ha ritenuto il gip, "consentendo ai due corruttori di disporre liberamente delle unità immobiliari messe all'asta e di indirizzare le offerte degli aspiranti acquirenti a Lodi e a Tavazzano con Villavesco, dal marzo 2019 a ora". Il custode avrebbe avuto il compito, al contrario, di evitare contatti tra gli interessati alle abitazioni e i fratelli. Quest'ultimi, invece, sono, tra l'altro, accusati di aver firmato le offerte da depositare in tribunale falsificando la firma degli acquirenti. I due fratelli, insieme a un altro agente immobiliare indagato, stando alle indagini, avrebbero seguito il cliente durante tutto l'iter procedurale con un compenso di circa duemila euro per ogni aggiudicazione andata a buon fine.
L'appello del procuratore di Lodi
"Se qualcuno ha partecipato a un'asta del tribunale di Lodi e ha notato che il curatore lo disincentivava a optare per un'abitazione caldeggiando, invece, per un'altra, si rechi dagli inquirenti e racconti la stranezza". L'appello arriva dal procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro. "Il sistema attuale - spiega Chiaro - prevede professionisti che curino le vendite e questo non consente ai giudici controlli più serrati su quanto accade. D'altra parte, il numero dei beni proposti in asta è tale che non si potrebbe fare altrimenti. Le indagini, nell'ambito di questa operazione, non sono finite: continuano per vedere se esistono casi simili non ancora evidenziati. E - conclude il procuratore - non è escluso che la sezione civile introduca più controlli, per il futuro, quantomeno per i lotti più importanti".
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