Coronavirus Milano, al Trivulzio 143 morti da marzo: perquisizioni anche in altre Rsa

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Trivulzio

Coinvolta pure la Sacra Famiglia di Cesano Boscone e una residenza a Settimo Milanese. Le attività andranno avanti per tutto il giorno. Indagati diversi vertici di case di riposo, tra cui quelle nei quartieri milanesi di Affori, Corvetto e Lambrate

La guardia di finanza sta effettuando perquisizioni nelle sedi del Pio Albergo Trivulzio di Milano (LE FOTO), nell'inchiesta aperta dalla Procura (L'INDAGINE A SONDRIO). Struttura che conta il momento il maggior numero di decessi tra le varie Rsa milanesi, anche perché è la più grande: secondo quanto appreso dall'Ansa, infatti, sono 143 in totale, da marzo ad oggi, gli anziani morti (su un totale di circa 1.200 persone, tra ospiti e degenti). Già dai primi giorni di quel mese, i sindacati Cisl-Cgil, che seguono alcuni operatori della casa di riposo e riabilitazione, avevano inviato lettere ai vertici dell'istituto lamentando l'assenza di mascherine e presunte minacce agli infermieri che volevano usarle. Nelle indagini si dovrà verificare quali morti siano correlate alla diffusione del coronavirus nella Rsa. Gli investigatori stanno acquisendo e sequestrando una "ingente mole di documenti" tra cartelle cliniche, documenti cartacei e informatici. In corso, infatti, anche il sequestro di pc di altri dispositivi informatici e di documenti sulle direttive ricevute dalla struttura e inviate dalla Regione Lombardia per la gestione di ospiti anziani e pazienti. Il dg Giuseppe Caliccio, destinatario delle perquisizioni, anche a carico dello stesso ente, ha ricevuto una contestuale informazione di garanzia con la quale ha saputo ufficialmente di essere indagato. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI)

Le indagini al Pio Albergo Trivulzio

Le attività del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, coordinate dal pool guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, si stanno concentrando su tutti i documenti della gestione organizzativa interna del Trivulzio e di riflesso, dunque, anche sulle direttive date dall'amministrazione regionale al Pat, così come ad altre Rsa. Le indagini si focalizzano, in particolare, anche sui "nuovi arrivi" di pazienti al Trivulzio, quando era già scoppiata l'emergenza, anche se ufficialmente la struttura non avrebbe ricoverato pazienti Covid (una delibera regionale dava la possibilità alle Rsa di accoglierli) ma altri pazienti. Il Pat, però, ha fatto da centro di 'smistamento' verso altre strutture dei malati di coronavirus 'a bassa intensità', che venivano dimessi da ospedali in difficoltà. Sequestrata anche la documentazione sui tamponi (pochi quelli effettuati nelle Rsa su anziani e operatori) e le disposizioni interne sull'uso delle mascherine. Agli atti, coi vari sequestri di materiale informatico, finiranno anche carteggi ed email su direttive e disposizioni, interne e regionali. Tutto materiale, una "mole ingente", che andrà analizzato dagli investigatori nei prossimi giorni, anche con verifiche incrociate sui documenti.

L'inchiesta

Probabile che le indagini si allarghino anche ad altri responsabili del Pat, mentre Calicchio, già sentito nei giorni scorsi in videoconferenza dagli ispettori del Ministero della Salute, si è difeso spiegando di aver seguito regole e protocolli, anche regionali e ministeriali. Sia in questo fascicolo, che negli altri sulle Rsa milanesi, gli inquirenti, con gli investigatori del Nas dei carabinieri e della guardia di finanza, dovranno lavorare su più fronti: dalle analisi sulle centinaia di morti per sospetto Covid fino all'assenza di tamponi e di mascherine e alle presunte minacce agli infermieri che le utilizzavano. E ancora le eventuali omissioni nei referti e nelle cure fornite e la presunta 'commistione' tra anziani e pazienti dimessi dagli ospedali e infine il ruolo dell'amministrazione regionale nella predisposizione di linee guida e piani pandemici. Oltre che gli effetti della delibera regionale dell'8 marzo che dava la possibilità alla strutture, su base volontaria, di ospitare pazienti Covid dimessi dagli ospedali. Per il caso del Don Gnocchi (l'istituto ha parlato di "infondatezza delle accuse") ci sono già quattro indagati (il numero di morti è simile a quello del Pat). I pm del pool "salute, ambiente, sicurezza, lavoro", guidato dall'aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano, hanno iscritto nel registro degli indagati, in queste ore, anche i vertici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e anche quelli delle altre Rsa, tra cui quelle nei quartieri milanesi di Affori, Corvetto e Lambrate. Tali iscrizioni servono per procedere, eventualmente, alle perquisizioni, come sta avvenendo al Trivulzio e in altre 2 Rsa.

Le diverse strutture coinvolte

Le perquisizioni e le acquisizioni di documenti in corso a Milano sul fronte delle Rsa riguardano anche altre strutture (ispezioni dei Nas questa mattina nelle Rsa di quattro province lombarde di loro competenza territoriale, ovvero Milano, Monza, Como e Varese). Per ora la squadra di polizia giudiziaria è entrata anche negli uffici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e in una residenza a Settimo Milanese. Ma sono una dozzina in tutto, infatti, quelle al centro delle indagini per epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo. 

L'intervento dei Nas nelle case di riposo bergamasche

"Ci risulta che la Procura si sia mossa anche nelle case di riposo della Bergamasca. Già da qualche tempo, alcune strutture hanno ricevuto la visita dei carabinieri del Nas dopo alcune segnalazioni". Lo ha spiegato Roberto Rossi, responsabile della FP-Cgil di Bergamo, aggiungendo che i dati raccolti dal sindacato hanno portato a stimare nelle 65 Rsa della provincia almeno 1.500 decessi dall'inizio dall'emergenza a settimana scorsa "pari al 25 per cento degli ospiti". Da quanto si apprende, le prime ispezioni dei Nas sono cominciate lo scorso mese, per intensificarsi a partire da aprile in seguito a segnalazioni dei parenti degli ospiti allarmati, perchè non vedevano i loro familiari dopo il divieto di ingresso nelle strutture. Segnalazioni anche da parte del personale che hanno denunciato la carenza di presidi di protezione e altre difficoltà a cui si sono trovati di fronte a causa dell'epidemia di coronavirus che ha colpito la provincia, la più martoriata d'Italia.

Como: la procura indaga su scarse notizie a parenti di ospiti in Rsa

La procura di Como ha aperto un procedimento per interruzione di pubblico servizio a seguito di due denunce presentate da parenti di degenti in Rsa che lamentano di non avere da tempo notizie sulle condizioni di salute di propri congiunti da parte delle strutture. A quanto si è saputo, uno dei due denuncianti ha scritto che nei giorni scorsi ha ricevuto una telefonata in cui veniva informato che le condizioni di suo padre si erano aggravate. Poi non sarebbe più riuscito ad avere informazioni. Da qui l'esposto che ha comportato l'apertura di un fascicolo.

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