Sarebbero quasi 150 le morti. Giuseppe Calicchio è iscritto nel registro degli indagati con l'ipotesi di epidemia colposa e omicidio colposo. Indagati per gli stessi reati anche i legali rappresentanti di Don Gnocchi e Sacra Famiglia di Cesano Boscone
Nell'inchiesta della Procura di Milano sul caso del Pio Albergo Trivulzio risulta indagato il direttore generale dell'istituto, Giuseppe Calicchio, per le ipotesi di reato di epidemia colposa e omicidio colposo, a riportare la notizia è il Corriere della Sera. Il fascicolo è uno dei tanti, circa 15 in tutto, che la Procura milanese ha aperto sulla gestione delle Rsa e nati dalle denunce dei lavoratori e dei familiari degli anziani morti. Sarebbero quasi 150 le morti avvenute nell'istituto dopo lo scoppio dell'epidemia di Covid-19 sulle quali indagano gli investigatori. Lo apprende l'ANSA. Negli altri fascicoli sulle case di riposo, sono stati iscritti per gli stessi reati anche i legali rappresentanti dell'istituto Don Gnocchi e della Sacra Famiglia di Cesano Boscone. (DIRETTA)
Il dg agli ispettori del ministero: "Abbiamo seguito le regole"
Calicchio "ha preso atto della notizia" dell'iscrizione nel registro degli indagati "dalla stampa, ma è a disposizione per qualsiasi chiarimento". Lo ha spiegato all'ANSA il suo legale, l'avvocato Vinicio Nardo, che oggi ha depositato la nomina come difensore. Il direttore generale inoltre, secondo quanto appreso dall'ANSA, ha già spiegato agli ispettori del Ministero della Salute di aver rispettato tutte le procedure, i protocolli interni ma anche le direttive della Regione Lombardia e quelle ministeriali. Ieri, infatti, è stato ascoltato in video conferenza, insieme ad alcuni medici della struttura, dagli ispettori che stanno compiendo accertamenti affiancati dal Nas dei carabinieri. Quest'ultimo conduce anche le indagini coordinate dalla Procura. Gli ispettori hanno anche acquisito alcuni atti e documenti.
La nota interna
Ci sono "alcune criticità di approvvigionamento per alcuni farmaci, soprattutto antibiotici". Lo scriveva la Direzione generale del Pio Albergo Trivulzio in un bollettino interno per medici e operatori di quattro giorni fa, consultato dall'ANSA. Le "criticità" venivano segnalate dalla "responsabile della Uos Farmacia" della struttura milanese. Nei vari bollettini, soprattutto di metà marzo, i vertici del Trivulzio segnalavano spesso che la "giacenza" di "mascherine" era "scarsa", indicando anche le "difficoltà di approvvigionamento" da parte della Regione Lombardia.
Le indagini sulle Rsa
In tutte le indagini avviate gli inquirenti stanno iscrivendo nel registro degli indagati i nomi dei vertici, come atti dovuti a seguito delle denunce a loro carico e per poter poi effettuare attività nei prossimi giorni. Nell'inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio, come nelle altre sulle case di riposo, si dovranno verificare soprattutto eventuali carenze nei protocolli interni e dei dispositivi di sicurezza, come le mascherine (alcuni dipendenti hanno raccontato che veniva impedito loro di usarle nei primi giorni dell'epidemia) e la gestione di pazienti trasferiti dagli ospedali nelle residenze. Al lavoro sul caso del Trivulzio anche gli ispettori del Ministero della Salute e una commissione istituita da Regione Lombardia, che tra l'altro si occuperà anche dei casi di altre 15 Rsa. L'inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio sembra destinata ad allargarsi nei prossimi giorni anche ad altri responsabili di altre direzioni della struttura proprio, come atto dovuto, per poter svolgere gli accertamenti.
Le morti nelle case di riposo
Il dipartimento Ambiente, Salute, Sicurezza, Lavoro, coordinato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e che vede tutti i pm del pool impegnati nelle indagini sulle case di riposo, ha iniziato in questi ultimi giorni a iscrivere i vertici delle varie strutture nel registro degli indagati. Un passaggio ovviamente "dovuto, tecnico e formale", come viene precisato, anche a seguito delle denunce e per potersi muovere nei prossimi giorni alla ricerca di documentazione utile (cartelle cliniche, protocolli e direttive interne) e per dare il via a interrogatori e alla raccolta di testimonianze. Da quanto è stato chiarito, sia sul caso del Pio Albergo Trivulzio (affidato ai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi) che su quello delle altre residenze, gli inquirenti dovranno effettuare verifiche su tutte le morti avvenute da fine febbraio in poi. Al Trivulzio se ne contano, stando a quanto riferito, quasi 150. Una cifra simile anche al Don Gnocchi, struttura che ha sempre ribadito, però, che non c'è stata alcuna "negligenza" in relazione ai casi di contagi.
Le inchieste aperte
Tra i casi al centro delle indagini anche quelli della Rsa Virgilio Ferrari nel quartiere Corvetto di Milano, della 'Anni Azzurri' in zona Lambrate, di una casa famiglia nel quartiere Affori e di diverse altre, i cui legali rappresentanti, appunto, come quelli del Trivulzio, del Don Gnocchi e della Sacra Famiglia, saranno a breve indagati per poter fare accertamenti sui contagi tra il personale e tra gli ospiti. Anche in questo caso dovranno essere valutate decine e decine di morti, per un totale di centinaia in tutte le residenze su cui si indaga. Due fascicoli, quello sulla Rsa di Mediglia e un altro su una casa di riposo di Melegnano, sono stati aperti e trasmessi, invece, per competenza alla procura di Lodi.
I parenti delle vittime: “Bisogna scegliere da che parte stare”
"Eroi in corsia, assolutamente. Stanno pagando con la vita per salvare quella di molti" ma "bisogna scegliere ora da che parte stare e non aspettare che ci siano le commissioni di inchiesta. E vale anche per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, anche se significa essere la voce fuori dal coro e andare contro la struttura in cui si lavora", questo l'appello lanciato alla coscienza del personale sanitario del Pio Albergo Trivulzio da Miriana, che alla Rsa milanese ha affidato il papà Tommaso con una malattia degenerativa, ora isolato nella sua stanza perché sospetto caso Covid-19 con evidenti sintomi da Coronavirus e una lastra che conferma una broncopolmonite al polmone destro. Ora il direttore generale della 'Baggina', Giuseppe Calicchio, è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo: "Attendiamo gli sviluppi, sperando" che questa inchiesta "contribuisca a fare maggiore chiarezza", dicono i famigliari, che chiedono più trasparenza sulla gestione dell'emergenza, sulle cure dei loro cari e soprattutto sui test, perché "la mancanza dei tamponi su personale e pazienti è un tema che non può emergere un mese in ritardo, solo dopo grandi pressioni e sollecitazioni da parte dei parenti" e "tocca la responsabilità di tutta la piramide del sistema sanitario".
Petizione "Salviamo gli anziani del Trivulzio e delle rsa"
Ha raccolto al momento 120 firme la petizione 'Salviamo gli anziani del Trivulzio e delle rsa', lanciata sul sito change.org dal figlio di una paziente della struttura. "Sono il figlio di una anziana, ospite del Pio Albergo Trivulzio di Milano. La pandemia di coronavirus non ci permette di vedere i nostri cari nelle residenze per anziani - scrive il figlio sulla pagina della petizione -. Però, sappiamo che muoiono a centinaia tutti i giorni e nessuno ci dice perché. Vogliamo che a tutti gli ospiti e al personale del Pio Albergo Trivulzio e delle rsa venga fatto il tampone di verifica del Covid 19. Vogliamo sapere come vengono curati. Gli anziani sono persone e non materiali di scarto. Lo vogliamo subito, è già troppo tardi".