Milano, licenziarono 350 dipendenti prima di fallire: nove arresti
LombardiaLe accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati di natura tributaria, fallimentare, societaria e di turbativa d'asta
Nove persone, due in carcere e sette ai domiciliari, sono state arrestate dalla guardia di finanza, che ha anche eseguito quattro misure interdittive per accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati di natura tributaria, fallimentare, societaria e di turbativa d'asta.
La Procura di Milano
La principale delle condotte illecite, spiega la Procura di Milano, "è l'aver cagionato il fallimento di una società con sede in Milano, ma operante in tutto il territorio nazionale nel settore delle rilevazioni ed analisi di mercato". Società fallita nell'ottobre 2018, che operava sul mercato con "prezzi assolutamente concorrenziali derivanti soltanto dalla metodica e perdurevole evasione fiscale, annoverando fra i clienti anche importanti società quotate sui mercati azionari". Prima del fallimento gli amministratori della società avevano licenziato "oltre 350 dipendenti". Un "fatto sintomatico" dello "scellerato depauperamento" della società "è l'aver annoverato, per anni, fra il personale dipendente" anche "un fratello del proprietario della società", che riceveva lo stipendio e "ogni benefit aziendale", come auto di lusso e cellulari, ma in realtà viveva "in Spagna da oltre 30 anni" senza aver mai lavorato. In più, gli amministratori dal 2017 si erano affidati "consapevolmente a sedicenti consulenti fiscali che aggravavano ulteriormente il dissesto, eseguendo compensazioni tributarie con crediti d'imposta del tutto inesistenti" per azzerare falsamente ogni pendenza col Fisco. I 350 dipendenti licenziati sono stati "poi reintegrati dal Tribunale di Milano" dopo il fallimento. Inoltre, è stato eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di oltre 30 milioni di euro e le misure cautelari sono state eseguite "nel pieno rispetto dell'emergenza sanitaria".