Il 47enne che lo scorso 20 marzo ha incendiato un pullman con a bordo 50 ragazzi, due insegnanti e una bidella, nei pressi di San Donato Milanese, ha parlato davanti ai giudici durante l'interrogatorio che si è svolto questa mattina
La Corte d'Assise di Milano ha disposto la perizia medico-psichiatrica diretta ad accertare la "piena capacità di intendere e di volere" per Ousseynou Sy, il 47enne accusato di avere sequestrato, dirottato e incendiato un bus con oltre 50 ragazzini, due insegnanti e una bidella, lo scorso 20 marzo a San Donato milanese (FOTO). L'udienza è stata aggiornata al prossimo 10 febbraio per il conferimento dell'incarico ai periti. "Volevo essere arrestato perché la mia storia facesse il giro del mondo", ha affermato l'uomo questa mattina durante l'interrogatorio davanti ai giudici.
L'interrogatorio di Sy
Ousseynou Sy ha spiegato come il suo piano fosse di arrivare con il bus a Milano, "o comunque oltre l'Adda", per fare in modo che il tribunale competente per il suo caso fosse quello di Milano. "Volevo venire in uno dei tribunali più grandi al mondo" per "raccontare l'orrore che sta accadendo davanti ai nostri occhi", ovvero la situazione dei migranti morti nel Mediterraneo. Come ha sottolineato il pubblico ministero, Luca Poniz, titolare dell'indagine, al contrario l'uomo, in varie occasioni e nel corso dell'interrogatorio avvenuto dopo il fatto, aveva sostenuto di volere arrivare col pullman all'aeroporto di Linate. Sy ha poi raccontato che il suo piano, elaborato dopo "il decreto Salvini bis" era "solo un gesto dimostrativo di protesta" per i migranti morti nel Mediterraneo, "se no sarei stato più attento. Invece alcuni ragazzini hanno tenuto con sé il cellulare e non tutti erano legati". E ancora: "Quando una persona sequestra un pullman il mondo si ferma. Ecco perché avevo preso la benzina e l'accendigas: erano un deterrente, per non essere ucciso dalle forze dell'ordine".
L'autista: "Non voglio pietà”
"Ho scelto di fare il rito ordinario perché non voglio sconti, non voglio minimizzare quello che è successo, non voglio pietà", ha proseguito Sy rispondendo alle domande della difesa. "Non mi sento di chiedere scusa in pubblico per quello che è successo - ha aggiunto - anche se lo farei in privato con ciascuno di loro. Farlo pubblicamente sarebbe come cercare una scorciatoia e non vorrei essere frainteso". L'uomo ha ribadito che il suo era un "gesto dimostrativo" e che ha usato la benzina per non farsi uccidere dalle forze dell'ordine: "Se io fossi morto - ha concluso - avrebbero detto che sono solo un terrorista e non sarei qui a spiegare il mio gesto".