Il suo complice, accusato di averlo accompagnato in motorino sul luogo del delitto, è stato condannato a 18 anni di carcere
È stato condannato a 20 anni di carcere, con rito abbreviato, il 35enne accusato di avere sparato e ucciso il suocero che era indagato per violenza sessuale nei confronti della nipotina, figlia dell'uomo, il 25 febbraio a Rozzano, alle porte di Milano. Il suo complice, accusato di averlo accompagnato in motorino sul luogo del delitto, è stato condannato a 18 anni di carcere per concorso in omicidio volontario premeditato.
Il gup Aurelio Barazzetta ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti (premeditazione e recidiva reiterata) per il forte turbamento provato dall'uomo, uno stato emotivo certificato da una consulenza psichiatrica portata dalla difesa, depositata agli atti del processo e tenuta in considerazione dal gup. L'uomo sarebbe stato a conoscenza dell'indagine per violenza sessuale a carico del suocero, che viveva a Napoli, già dal novembre 2018. Il giudice non ha invece concesso, come chiesto dal difensore, l'attenuante dell'aver agito "per motivi di particolare valore morale e sociale". Gli imputati sono accusati di omicidio volontario premeditato e per loro l'accusa aveva chiesto due ergastoli. In base alla ricostruzione del pm Monia Di Marco, infatti, l'assassinio fu una "vendetta" premeditata e non nacque, invece, da un "black out" mentale dell'uomo, come aveva sostenuto lui stesso dopo l'arresto. Le motivazioni del processo abbreviato, con lo sconto di un terzo sulla pena, saranno depositate tra 60 giorni.
Le accuse di abusi
Lo scorso 25 febbraio, giorno dell'omicidio, al Palazzo di Giustizia di Milano si era svolto un incidente probatorio nel quale la bimba aveva parlato degli abusi che avrebbe subito dal nonno, confermando, alla presenza del giudice e della madre, i racconti già resi alla polizia in un'audizione protetta. Il 63enne era arrivato a Milano dalla Campania qualche giorno prima dell'omicidio, per partecipare all'incidente probatorio. Però all'ultimo non si era presentato ed era rimasto invece nel parco giochi, a poca distanza da dove è stato ucciso. Poco prima della fine dell'audizione protetta, la madre aveva ricevuto un messaggio dall'ex compagno: "Dov'è la bambina?". Secondo l'accusa, l'uomo voleva in questo modo assicurarsi che la piccola non si trovasse nei dintorni del luogo dell'omicidio che sarebbe avvenuto di lì a poco.
La dinamica dell'omicidio
Secondo quanto ricostruito il killer è arrivato sullo scooter guidato dal complice, un incensurato, nei pressi di un parco giochi a Rozzano dove si trovava il suocero 63enne, che era in compagnia di alcuni familiari dello stesso imputato. Intorno alle 18, il 35enne è sceso dal motorino, ha chiesto all'anziano di parlare in privato e lo ha condotto a una decina di metri dall'area verde, dietro a un furgone parcheggiato, dove ha esploso i quattro colpi di pistola uccidendo il 63enne Il suo complice, che nel frattempo si era fermato e si era tolto il casco, una volta sentiti gli spari, ha fatto salire sullo scooter il 35enne e insieme sono fuggiti.
Riconosciuto il risarcimento alla ex compagna del killer
Il giudice inoltre ha riconosciuto 1 euro di risarcimento simbolico come chiesto dalla ex compagna del killer e mamma della bimba, che si è costituita parte civile. "Ha domandato solo 1 euro - ha chiarito il suo legale - perché non voleva che qualcuno l'accusasse di voler approfittare, dal punto di vista economico, della situazione. Eppure in tanti hanno condannato questo suo gesto, sui social network e non solo". Dopo la lettura del dispositivo l'avvocato ha aggiunto: "La mia assistita voleva giustizia, non vendetta, infatti aveva già intrapreso un'altra via, quella legale, nei confronti di suo padre".