Il genitore è stato ascoltato oggi dal gup di Milano, Guido Salvini, e dal pm Alessandro Gobbis. “Sta riprendendo l'uso dell’italiano e tornerà a scuola”, ha detto l’uomo, che ha poi riferito in merito alle condizioni del figlio e alla radicalizzazione della moglie
È stato ascoltato oggi dal gup di Milano, Guido Salvini, e dal pm Alessandro Gobbis, il padre del bimbo di 11 anni, rapito e portato in Siria nel 2014 dalla madre jihadista per combattere tra le fila dello Stato Islamico, e rientrato in Italia lo scorso 8 novembre grazie a una delicata operazione internazionale. "Sta riprendendo l'uso dell'italiano. Nei prossimi giorni una maestra verrà a dargli delle lezioni a casa e poi si iscriverà di nuovo alla scuola elementare, in quinta. È tranquillo, ha ritrovato gli amici che aveva prima in paese (Barzago, in provincia di Lecco, ndr), vengono a trovarlo", ha detto Afrim Berisha parlando delle condizioni del figlio.
La bomba che uccise la madre
Il piccolo, come riferisce il genitore, non ha voluto mai parlare di quanto ha visto in Siria, tranne in un’unica occasione, quando ha raccontato il momento in cui è esplosa la bomba che ha ucciso la madre: "Mi ha detto - ha spiegato il padre - che era fuori della casa dove abitavano quando è caduta una bomba dal cielo, che ha distrutto la casa con quelli che c'erano dentro e cioè sua mamma, il combattente cui si era legata e un loro figlio piccolo che aveva appena cominciato a camminare. Quindi solo lui si è salvato". L'uomo ha poi aggiunto che il piccolo "non ha saputo dirmi chi lo abbia trovato. Io in giugno ho potuto vedere una fotografia e con grande commozione l'ho riconosciuto subito e mi sono adoperato perché fosse aiutato. Nel campo era solo in una tenda tra moltissimi bambini senza una famiglia".
Le condizioni del bimbo
Dopo la morte della donna, il bambino è stato trasferito nell'area 'orfani' del campo profughi di Al Hol, nel Nord Est della Siria, area sotto il controllo dei curdi e che ospita quasi 80 mila persone. Il padre si era recato là otto volte per cercare di riportare a casa suo figlio. Ora, l'11enne "si sta riprendendo, io lo sto seguendo molto a casa insieme alle mie figlie anche perché in questo periodo non lavoro, appunto perché devo occuparmene". E ancora: "È stato operato al piede dove ha riportato una grave lesione al tallone (per la bomba, ndr), stiamo facendo fisioterapia e sarà di nuovo ricoverato per un altro intervento".
La donna si è radicalizzata via Internet
In merito alla moglie, Berisha ha riferito che "si è certamente radicalizzata via Internet, anche perché io lavoravo dalla mattina alla sera e lei stava a casa e poteva accedere ai siti di propaganda". La donna, 33 anni, di origine albanese lasciò l’Italia con il figlio il 17 dicembre 2014. Negli atti si legge che il bimbo, quando si trovava con lei in Siria, diceva che la madre assomigliava "a un ninja" per come era vestita.
Per il gup "non vi sono quindi dubbi, pur nell'inevitabile assenza di una certificazione ufficiale, che l'imputata sia morta durante un bombardamento nella zona occupata dall'Isis in Siria", come si riporta nella sentenza. Ieri, il giudice ha dichiarato "estinto" il procedimento a carico della madre proprio perché quest'ultima, accusata del rapimento del piccolo, è deceduta.