Anziana uccisa a Milano, ha confessato il 22enne fermato: "Ho avuto uno scatto d'ira"

Lombardia
Il luogo dell'omicidio (ANSA)

D.D.B. lavorava e viveva nella cascina "Podere Ronchetto". La polizia ha trovato dei riscontri: nella sua abitazione c'erano dei monili della vittima, Carla Quattri Bossi di 90 anni. Dopo l'omicidio, è andato in discoteca

Svolta nelle indagini dell'omicidio dell'anziana Carla Quattri Bossi, 90 anni, trovata morta ieri in una cascina nella periferia sud di Milano, in via Pescara 37 all'interno dell'agriturismo "Podere Ronchetto". Gli agenti hanno fermato D.D.B, un ragazzo di 22 anni di origini bulgare, con l'accusa di omicidio. Si tratta di uno dei dipendenti che lavorava e viveva nella cascina: nella notte ha confessato il fatto. Secondo quanto ricostruito, il 22enne stava prendendo parte a un progetto di integrazione per migranti che prevedeva vitto e alloggio in cambio di piccoli lavori di manutenzione della struttura e che sarebbe terminato tra poche settimane. Nella cascina, infatti, venivano ospitate persone di origine straniera e sono state le dichiarazioni dei tre lavoratori estranei al delitto a consentire di individuare il responsabile. Inoltre, il pm Gianluca Prisco, che coordina le indagini assieme all'aggiunto Laura Pedio, ha da poco inoltrato al gip la richiesta di convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per rapina e omicidio.

Le parole del 22enne

"Non volevo ucciderla, ho avuto uno scatto di rabbia", le parole di D.D.B., raccontando di avere chiesto all'anziana solo una piccola somma, poche decine di euro. Al suo rifiuto, sarebbe esploso e avrebbe preso da una mensola un barattolo di marmellata che avrebbe poi usato per colpirla e che, infatti, è trovato frantumato sul pavimento e con il tappo deformato. Dai riscontri è emerso che l'uomo avrebbe portato via 150 euro, che avrebbe speso subito comprando delle bottiglie di alcol e andando in discoteca, e dei monili (tra cui la fede nuziale della donna) che sono stati ritrovati poi in uno zaino, all'interno di un armadietto nella sua stanza che era nella cascina. 

Il commento del suo legale

"E' molto pentito e molto confuso sulle ragioni del suo gesto", ha detto all'ANSA l'avvocato difensore del 22enne. Il giovane, ha aggiunto, era "disperato". Per questo il legale sta valutando la richiesta di approfondimenti sullo stato psicologico del giovane "alla luce del gesto cruento compiuto da un ragazzo incensurato di appena 22 anni".

Le indagini: decisiva un'impronta

Nella sua abitazione la squadra mobile ha trovato anche tracce di sangue, un'impronta di una scarpa compatibile con quelle presenti sulla scena del crimine e i vestiti che avrebbe indossato al momento del delitto, già in lavatrice. Ed è stata proprio l'impronta a incastrare il 22enne. Secondo gli accertamenti della polizia scientifica e della squadra mobile, è risultata compatibile con lo scarpone indossato dall'uomo che ha poi confessato l'omicidio. Dalle indagini della Squadra mobile risulta che i familiari dell'anziana, i quali vivevano nella cascina che ospitava migranti inseriti in progetti di integrazione, avevano notato la mancanza di piccole somme di denaro nell'ultimo anno e mezzo. Cosa a cui però non avevano dato molto peso, immaginando che si trattasse di smarrimenti oppure di errori di contabilità. Gli investigatori hanno dato a questa circostanza una valenza diversa, ipotizzando che le mancanze possano essere legate alle necessità di denaro del 22enne, da due anni e mezzo ospite della struttura. L'omicida, che era molto provato durante la confessione, ha ricostruito la dinamica in modo confuso parlando di "scatto d'ira". E non ha saputo spiegare agli investigatori perché l'anziana avesse i polsi legati.

L'affido

Il 22enne era stato dato in affido alla famiglia del figlio della vittima quando era ancora minorenne, ma aveva continuato a vivere nel "Podere Ronchetto', anche dopo la maggiore età, prima grazie al "prosieguo amministrativo", un istituto che permette al Comune di seguire il ragazzo fino al compimento dei 21 anni, e in seguito ricevendo vitto e alloggio in cambio di piccoli lavoretti di manutenzione. La cascina in cui viveva, alla periferia sud di Milano, ospitava progetti di integrazione per immigrati, a cui avevano accesso altri tre lavoratori: un uomo di nazionalità filippina, che vive lì da anni, e due ragazzi originari del Gabon e del Senegal, ospiti da pochi mesi.

L'assessore alla Sicurezza e all'Immigrazione De Corato: "Assurdi progetti di integrazione"

“Un terribile omicidio, che colpisce non solo per le feroci modalità e per l’età della vittima ma anche perché l’assassino era ospite della famiglia da anni. Il Comune propone questi assurdi progetti di integrazione degli extracomunitari nella società, ma tragedie come questa non fanno che confermarne l’inutilità e anche la pericolosità per chi li accoglie". E' il commento dell'assessore regionale alla Sicurezza e all’Immigrazione Riccardo De Corato. "Infatti, tre anni di supposta ‘integrazione’ non sono serviti al 22enne per inserirsi nel tessuto sociale - sostiene De Corato -, visto che da tempo rubacchiava contanti dalla cascina nella quale lavorava e addirittura non ha esitato a picchiare con violenza, fino alla morte, una anziana di 90 anni che l’aveva accolto ‘come uno di famiglia’. Queste sono le persone che il Comune pretende di potere aiutare! Quale integrazione - conclude - può essere possibile con gente come questa?”.

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