Milano, in carcere la donna che ha aggredito un 28enne con l'acido. VIDEO

Lombardia
Piazza Gae Aulenti a Milano, dove è avvenuta l'aggressione

La 43enne si trova nel penitenziario Marassi di Genova, in attesa dell'interrogatorio del gip. L’uomo ha riportato ustioni sul lato sinitro del corpo. Contestata la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, introdotta dal Codice Rosso

Si trova nel carcere Marassi di Genova T. M., la 43enne fermata alle 3 della scorsa notte, su disposizione della procura di Milano, che ieri in piazza Gae Aulenti, a Milano ha aggredito un barista di 28 anni, originario di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, spruzzandogli sul viso spray al peperoncino e versandogli dell'acido in testa. La donna è stata rintracciata dalle forze dell'ordine nel capoluogo della Liguria mentre si apprestava a ritirare dei soldi da un postamat per garantirsi la fuga.
L'uomo, che ha riportato ustioni di primo grado sulla guancia, sulla spalla e sulla mano sinistra e di secondo grado con "aree di necrosi" al collo sempre sul lato sinistro del corpo, è stato dimesso dall'ospedale: fortunatamente, è riuscito a proteggersi gli occhi durante l'aggressione. 

Le indagini e i reati contestati

Secondo gli inquirenti, l'aggressione (dovuta al fatto che lui voleva troncare la loro relazione), era premeditata. Alla donna il pm Alessia Menegazzo e il procuratore aggiunto Letizia Mannella, oltre a stalking e lesioni gravi, hanno contestato forse per la prima volta in Italia il reato previsto con l'entrata in vigore del 'Codice Rosso' (COS'E') e cioè "la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso". La donna, nata Vercelli nel 1976 e con precedenti specifici che risalgono al 2018, è ora in carcere in attesa dell'interrogatorio di convalida del Gip genovese che dovrebbe svolgersi martedì 7 gennaio. Al momento del fermo la 43enne ha chiesto come stesse l'uomo, senza mostrare però pentimento e dando l'impressione di volersi soltanto informare sull'esito del proprio gesto. La donna è fuggita a Genova perché ha studiato in quella città e, secondo quanto emerso, il denaro prelevato le sarebbe servito per fare ritorno a Vercelli. In questi giorni la 43enne, senza lavoro, si è mossa dormendo anche in strutture della Caritas, preparando la sua folle aggressione.

La ricostruzione dell'aggressione

Grazie agli spezzoni dei filmati delle telecamere, è stato possibile non solo avere immagini della donna, ma anche ricostruire la dinamica dell'agguato. La 43enne, con occhialoni scuri, cappuccio di una felpa sulla testa e giaccone nero, attorno alle 11, si era piazzata all'ingresso della piazza, in cima alle scale, sapendo che quello era l'orario in cui l'uomo avrebbe dovuto cominciare a lavorare. Infatti, mentre il 28enne stava per salire le scale, l'ha riconosciuta ed è scappato verso un negozio di orologi. Lei lo ha inseguito, lo ha chiamato e, non appena lui si è voltato, gli ha spruzzato prima lo spray al peperoncino e poi gli ha rovesciato in testa il contenuto di una bottiglia che nascondeva, assieme a un coltello, sotto l'ampia giacca scura. "Mi sono sentito bruciare tutto il volto - ha detto il ragazzo agli investigatori - e ho sentito scendere una sostanza liquida sul collo". Il giovane ha poi spiegato agli inquirenti che quella donna "era strana" e non gli "piaceva", per questo motivo ha cercato di interrompere gli incontri con lei dopo tre o quattro appuntamenti. 

I tentativi di aggressione precedenti

Secondo quanto ricostruito, era da due giorni che la 43enne cercava di "colpire" la sua vittima, che aveva conosciuto lo scorso 18 dicembre sul sito internet BakekaIncontri, e aveva cominciato a ossessionare. La 43enne, nella serata di venerdì, era stata notata sotto casa del giovane, che nei giorni scorsi l'aveva già denunciata per stalking. A dare l'allarme in quell'occasione, a quanto trapela, sono stati i vicini che avendola vista con una bottiglia in mano, mentre aspettava, si sono insospettiti. Quando però sono arrivate le forze dell'ordine, lei si era già dileguata. 

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