Tangenti in Lombardia, Lara Comi torna libera: lo decide il tribunale del Riesame

Lombardia
L'ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi (Agenzia Fotogramma)

Revocati gli arresti domiciliari nei confronti dell'ex eurodeputata di Forza Italia, eseguiti lo scorso 14 novembre. L’avvocato: “Ero certo che oltre 5 ore di interrogatorio, i documenti prodotti e due ore di discussione avevano lasciato il segno” 

L'ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi (CHI È) torna libera. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano che, come spiegato dal suo difensore, l'avvocato Gian Piero Biancolella, che aveva presentato il ricorso, ha revocato l'ordinanza di arresti domiciliari eseguita a suo carico il 14 novembre in una tranche della maxi indagine 'Mensa dei poveri'. "Ero certo che oltre 5 ore di interrogatorio, i documenti prodotti e due ore di discussione al Riesame avevano lasciato il segno", ha spiegato il legale.

Le parole di Lara Comi

Lara Comi, rivolgendosi al suo legale Gian Piero Bianconella e ringraziandolo, ha dichiarato: “Sono molto felice e ora sono più che mai determinata a far emergere la mia innocenza”. Il difensore ha affermato inoltre che il provvedimento del Riesame “rasserena i suoi genitori”, che hanno problemi di salute e ai quali l’ex eurodeputata forzista non è potuta stare a fianco, anche il giorno in cui è stata eseguita la misura. 

La vicenda

Lara Comi è rimasta coinvolta nell'indagine "Mensa dei poveri" (LE TAPPE DELL'INCHIESTA) era finita agli arresti domiciliari. L'ordinanza era stata firmata dal gip Raffaella Mascarino su richiesta dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa. "Lara Comi ha mostrato una non comune esperienza nel far ricorso a collaudati schemi criminosi", aveva scritto il gip di Milano nell'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'ex eurodeputata. 

Le altre accuse nei suoi confronti

Nel frattempo erano spuntate altre somme di denaro che, secondo gli inquirenti, Lara Comi avrebbe incassato in modo illecito durante un periodo del suo mandato al Parlamento europeo. A consegnarle il denaro sarebbe stato, stando a nuovi atti del filone della maxi indagine, una persona che svolgeva il ruolo di "terzo erogatore", incaricato di ricevere dall'Europarlamento gli stipendi mensili, anche da 3mila euro, da versare ai collaboratori dell'allora eurodeputata. Stando ad un'informativa della Guardia di finanza, depositata agli atti del Riesame a cui aveva fatto ricorso la difesa, il "terzo erogatore" in realtà avrebbe, pare tra il 2014 e il 2015, incassato lui stesso i compensi di un collaboratore dell'allora eurodeputata, intestandosi gli assegni, e poi avrebbe fatto avere i soldi in contanti a Comi e a suo padre (Comi avrebbe firmato quietanze nel ricevere le somme). Stando a quanto si è saputo, tale terza persona era stata ascoltata a verbale dagli inquirenti e avrebbe anche consegnato alcuni documenti. Questo altro fronte dell'indagine, su cui i pm stanno facendo approfondimenti, è finito anche negli atti depositati dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri al Riesame, assieme ad alcuni verbali di altri indagati.

La difesa

La difesa dell'ex europarlamentare, nei giorni scorsi, aveva depositato alla Procura di Milano, che chiedeva che Comi restasse ai domiciliari, anche una richiesta di confronto con l'ex coordinatore varesino di FI, Nino Caianiello, presunto "burattinaio" del sistema di corruzione, con Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e collaboratrice di Comi, e con il giornalista ed ex addetto stampa Andrea Aliverti, tutti coinvolti nelle varie imputazioni contestate a Comi e che avevano reso dichiarazioni ai magistrati.

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