Treno deragliato a Pioltello, chiuse le indagini per 11 persone
LombardiaL'inchiesta, in cui vengono ipotizzati i reati di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, coinvolge due manager e sette dipendenti di Rfi e due ex membri dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie
I pm di Milano hanno chiuso l'inchiesta avviata per l'incidente ferroviario avvenuto a Pioltello il 25 gennaio 2018 (FOTO)nel quale persero la vita 3 persone. Le indagini della Procura, che ipotizza il reato di disastro ferroviario colposo, riguardano Rete ferroviaria italiana e undici persone, tra loro ci sono due manager di Rfi, sette dipendenti della stessa società e due ex membri dei vertici dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie. Stralciata, invece, la posizione di due manager Trenord e della società in vista dell'archiviazione. La chiusura delle indagini, condotte dalla Polfer e coordinate dal procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano, e dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, arriva in vista della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura milanese.
Le accuse della Procura
Alle 11 persone fisiche vengono contestati i reati di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Rfi è invece indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Gli inquirenti hanno iscritto nel registro degli indagati anche Amedeo Gargiulo, all'epoca direttore dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, e un suo vice. Anche per loro si profila la richiesta di rinvio a giudizio.
I pm: “Rfi non garantì la sicurezza”
Secondo la Procura, i dirigenti di Rfi indagati hanno omesso "di mettere a disposizione dei lavoratori di Trenord srl e di tutti i viaggiatori dei treni percorrenti" la linea interessata "attrezzature idonee ai fini della sicurezza" senza garantire così "che l'infrastruttura fosse mantenuta in buono stato di efficienza per la sicura circolazione dei treni". Lo si legge nell'avviso di chiusura indagini della Procura. "Nonostante i ripetuti e frequenti episodi di rotture" dei giunti "su tutto il territorio nazionale", Maurizio Gentile, in qualità di amministratore delegato di Rfi, non avrebbe provveduto "a dare disposizioni o direttive generali" affinché fossero "intensificate le attività ispettive sull'infrastruttura" e fosse "assicurata la rapida sostituzione di tutte le parti ammalorate" o a "rischio rottura", scrivono i pm nell'avviso di chiusura indagini. Il capo di imputazione parla di "colpa consistita in imprudenza, negligenza e violazione delle norme legislative" e sottolinea che non si è provveduto a disporre "l'urgente sostituzione" del giunto "posto al Km 13+400 circa, in pessime condizioni di manutenzione, in quanto non più idoneo perché privo delle caratteristiche geometriche - sia di dimensioni che di forma (spigoli) - disciplinate dalle procedure tecniche emanate da Rfi".
La procura: “Rfi ha tratto vantaggio dalla mancata manutenzione”
Rfi, "gestore dell'infrastruttura" delle ferrovie, avrebbe tratto "vantaggio" da tutta una lunga serie di omissioni, "un vantaggio in particolare consistito nel risparmio derivante dalla mancata tempestiva attività di manutenzione" dell'infrastruttura stessa "e dalla mancata tempestiva adozione dei dispositivi di sicurezza e di strumenti ed attrezzature idonei ad impedire l'evento", scrive la Procura nell'avviso di conclusione indagini. Secondo l'accusa la società, avrebbe tratto "vantaggio" dalle condotte commesse da "soggetti tutti rivestenti funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell'ente”.
Incidente causato da uno "spezzone di rotaia che si è frantumato”
Secondo la relazione finale dei consulenti tecnici nominati dai pm, depositata lo scorso marzo, il disastro ferroviario di Pioltello è stato causato dallo "spezzone di rotaia" di 23 centimetri che "si è fratturato", nel cosiddetto 'punto zero', per "un danneggiamento ciclico irreversibile generato da condizioni di insufficiente manutenzione". E "l'assenza dei controlli US (ultrasonori)" non ha consentito di monitorare la "progressione irreversibile del danneggiamento del giunto" in cattive condizioni. Per la procura, ci sono stati "ritardi" nella "sostituzione" proprio di quest'ultimo. La causa del deragliamento, infatti, fu "la sopraelevazione della ruota destra" del terzo vagone del convoglio dovuta alla "interposizione dello spezzone di rotaia", quello da 23 centimetri che si staccò, "tra il binario di corsa e la ruota stessa". E la mancata "istruzione delle richieste di sostituzione" del giunto nel 'punto zero', il cui problema era noto da almeno 11 mesi, "secondo quanto le procedure Rfi imponevano" e i "ritardi nella programmazione delle attività di sostituzione" ha permesso "all'irreversibile ammaloramento del giunto di procedere fino al cedimento finale". Per tamponare il problema, venne soltanto piazzata una tavoletta di legno sotto il giunto per evitare che la rotaia sbattesse contro la massicciata. Sono cento in totale le "parti offese", tra cui le famiglie dei tre morti e 97 tra feriti gravi e lievi e persone che hanno subito traumi psicologici e disturbi da stress.
Gli indagati
L'avviso di conclusione delle indagini, in cui sono elencate le "omissioni" che secondo l'inchiesta è stato notificato tra gli altri a Ernesto Salvatore, all'epoca responsabile del Nucleo Manutentivo Lavori di Treviglio di Rete Ferrovaria Italiana Spa, ad Andrea Guerini in qualità di responsabile della Linea Sud della Direzione Territoriale Produzione (DTP) di Milano e a Marco Albanesi, Responsabile dell'Unità di Brescia. E ancora a Vincenzo Macello, in qualità di Direttore della Direzione Territoriale Produzione (DTP) di Milano, a Moreno Bucciantini, allora capo reparto del reparto Programmazione e Controllo dell'Unità Territoriale Linee Sud di Rfi, a Ivo Rebai, in qualità di Professional Senior responsabile della Struttura Operativa Ingegneria della Direzione Territoriale Produzione (DTP), a Umberto Lebruto in qualità di Direttore della Direzione Produzione di Rfi e a Marco Gallini in qualità di Dirigente della struttura Organizzativa di Rete Ferroviaria Italiana. A questi si aggiungono, oltre aa Rfi in qualità di ente, il suo Ad Maurizio Gentile e Amedeo Gargiulo all'epoca Direttore del'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria e Giovanni Caruso, responsabile per il settore Ispettorato e Controlli della stessa Agenzia.