Fondi russi, la Procura: nei telefoni degli indagati le foto dell'accordo di Mosca

Lombardia
Gianluca Savoini (Fotogramma)

Nei cellulari sequestrati è stata trovata l'immagine di un foglio dove sarebbero appuntate le percentuali da dividere tra Lega (4%) e intermediari russi (6%) per la compravendita di una partita di gasolio. Accertamenti anche su una lettera firmata da un ex manager Eni

Una foto del pezzo di carta con i dettagli dell'accordo raggiunto tra i partecipanti all'incontro avvenuto all'hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre del 2018 è stato trovato dalla Procura di Milano nei cellulari di Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Francesco Vannucci, indagati per corruzione internazionale nel cosiddetto Russiagate. A dare la notizia sono stati La Repubblica e Il Fatto Quotidiano.
Inoltre, sono in corso alcuni accertamenti su una lettera di referenza commerciale, firmata - secondo l’ANSA - da un ex manager Eni, Alessandro Des Dorides, poi licenziato dal gruppo, e inviata da Meranda a Savoini. Eni precisa che si tratta di una "mera lettera di referenza generica" del maggio 2017, un anno e mezzo prima dei fatti al centro dell'indagine, che non coinvolgono il Gruppo. 

Le foto dell'accordo

Secondo la Procura, durante l'analisi sui telefonini sequestrati è stata trovata la foto di un foglio sul quale sono appuntate le percentuali da dividere tra la Lega (4%) e gli intermediari russi (6%) nella compravendita di una partita di gasolio del valore di un miliardo e mezzo. La foto, che sarebbe stata scatta da Meranda, è stata poi spedita a Savoini e Vannucci. Per il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, scrive Repubblica, è questa la prova che quella mattina al Metropol l'accordo è stato perfezionato.

La lettera

Dagli atti dell'inchiesta, pare che il colosso russo Gazprom nel febbraio scorso, e quindi dopo l'incontro al Metropol, abbia rifiutato di entrare nell'affare della compravendita di petrolio in oggetto, dalla quale, come risulta dall'audio del meeting moscovita, dovevano saltar fuori una presunta 'stecca' di 65 milioni di dollari per la Lega e tangenti anche per pubblici ufficiali russi. Gazprom avrebbe rifiutato di collaborare con Euro-Ib, la banca londinese di cui l'avvocato Meranda era consulente, perché mancavano le "strutture logistiche", ossia la compagnia russa non avrebbe potuto vendere petrolio alla banca. Meranda, però, avrebbe poi spiegato a Savoini che non c'erano problemi perché la banca d'affari avrebbe comprato per poi rivendere a Eni, che ha sempre smentito ogni coinvolgimento. E nell'ambito di quest'intermediazione, attraverso sconti del 4 e del 6 per cento nei passaggi di vendita, sarebbero state garantite le presunte mazzette per il Carroccio e i russi. E sarebbe stato proprio Meranda, a quel punto, nei mesi scorsi, dopo l'incontro nell’albergo, a inviare a Savoini la lettera di referenza commerciale firmata nel 2017 da Des Dorides, all'epoca numero quattro del trading petrolifero per Eni Trading&Shipping, licenziato, però, nei mesi scorsi e anche denunciato per truffa dal gruppo per un'altra vicenda.

Il chiarimento di Eni

Nella lettera del 23 maggio 2017 Des Dorides scrive, in sostanza, che si conferma, su richiesta di Euro-Ib, che Eni Trading&Shipping ha avuto più volte a che fare con la banca inglese. Eni, dal canto suo, chiarisce che la lettera "riflette una dichiarazione imputabile a chi l'ha sottoscritta, non trovando alcun reale riscontro nelle attività commerciali effettive di ETS". E precisa che la missiva non certifica "in alcun modo la conclusione di operazioni commerciali con Euro-IB e nemmeno la sussistenza di interazioni ricollegabili alla vicenda" al centro dell'indagine milanese.

Salvini: “Questa non è una cosa seria”

"Non c'è un dollaro, una lira, un fiorino o un rublo. Io non ho mai visto o chiesto niente e nessuno della Lega ha visto o chiesto niente. Possono fare e pubblicare tutti i disegnini che vogliono. Aspettiamo che chiuda l'inchiesta che va avanti da un anno. Parliamo di cose serie, questa non è una cosa seria", ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, al Senato.  

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