Bergamo, paziente morta in rogo ospedale: tracce di un accendino bruciato sul corpo

Lombardia
Le operazioni dei vigili del fuoco durante il rogo (ANSA)

Sono state individuate durante l’autopsia eseguita oggi. A causare la morte della 19enne sono state le ustioni e le esalazioni di monossido di carbonio. Si rafforza l’ipotesi del gesto autolesionistico 

Sono state le ustioni e le esalazioni di monossido di carbonio a causare la morte della ragazza di 19 anni deceduta lo scorso 13 agosto nel rogo scoppiato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Lo ha stabilito l’esame autoptico condotto oggi, 22 agosto, durante il quale sono state individuate sul corpo anche tracce di un accendino bruciato.

Si rafforza l’ipotesi del gesto autolesionistico

L’esito dell’autopsia sembra dunque rafforzare l’ipotesi che possa essere stata la 19enne stessa ad appiccare le fiamme all’interno della sua stanza nel reparto di Psichiatria utilizzando proprio un accendino. Ora si attendono i risultati dell’esame tossicologico, mentre ci vorranno mesi per l'esito della consulenza tecnica chiesta dalla procura di Bergamo all'ingegner Paolo Panzeri. Il caso è stato affidato al pm Letizia Ruggeri.

L’incendio

Le fiamme sono divampate al terzo piano della torre sette della struttura sanitaria nella mattinata di martedì 13 agosto. A seguito del rogo, 80 pazienti sono stati evacuati e l'intera ala dove è avvenuto l'incendio è stata liberata. I degenti sono stati trasferiti negli ospedali di Treviglio e Alzano Lombardo, nella Bergamasca, e a Leno, nel Bresciano. Oltre alla vittima, nessun paziente né il personale infermieristico è rimasto intossicato. L’incendio è scoppiato proprio all’interno della stanza della 19enne, degente in Psichiatria dallo scorso 8 agosto.

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