Al centro dell’inchiesta in cui il senatore leghista risulta indagato c’è la concessione da parte della Banca Agricola di San Marino di due mutui ritenuti 'anomali'
Il senatore leghista Armando Siri risulta indagato a Milano per autoriciclaggio nell'inchiesta con al centro la concessione di due mutui ritenuti 'anomali', concessi dalla Banca Agricola di San Marino, il primo dei quali utilizzato per l'acquisto di una palazzina a Bresso, nel Milanese, su cui la procura del capoluogo lombardo aveva già aperto un’inchiesta a inizio maggio. Nei giorni scorsi, la guardia di finanza ha effettuato perquisizioni in relazione al secondo mutuo di 600mila euro presso la TF Holding srl e presso persone e società, anche a Verona, coinvolte nell’operazione. L'inchiesta, sulla quale c'è stretto riserbo, è coordinata dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. In serata l'avvocato di Siri, Fabio Pinelli, ha fatto sapere che il parlamentare leghista "si dichiara completamente estraneo a qualsivoglia ipotesi di reato e confida in un rapido accertamento dei fatti".
I due mutui concessi dalla banca sammarinese
Secondo la ricostruzione, i due mutui sono stati concessi dalla Banca Agricola di San Marino senza il rispetto delle normali garanzie. Con il primo prestito di 585 mila euro, già incasellato come 'sospetto' dall'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia, in base all'ipotesi, l'ex sottosegretario leghista avrebbe acquistato la palazzina di Bresso per la figlia, mentre l'altro prestito ritenuto 'anomalo' di 600 mila euro, come ha anticipato domenica scorsa L'Espresso, sarebbe stato concesso dalla medesima banca a beneficio di TF Holding. Quest’ultima, oltre ad occuparsi della compravendita di immobili, gestisce due bar, uno dei quali nel mezzanino della metropolitana milanese, alla stazione di Rogoredo. A capo della società ci sono due persone, tra cui Fiore Turchiarulo, che in passato si era candidato per il Partito Italia Nuova di cui Siri era presidente. I due sarebbero stati presentati all'istituto di credito sammarinese da Marco Luca Perini, capo della segreteria del parlamentare in quota alla Lega e che risulta anche avere una porzione nell'immobile di Bresso.