Delitto Macchi, oggi la sentenza. Chiesta conferma ergastolo per Binda

Lombardia
Lidia Macchi (Fotogramma)

Il 51enne è stato condannato alla massima pena dalla Corte d'Assise di Varese per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale. La difesa chiede l'assoluzione: "Non ha ucciso Lidia" 

È attesa per le 19 di oggi, 24 luglio, la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano nel processo a carico di Stefano Binda, il 51enne imputato per l'omicidio di Lidia Macchi, 21enne uccisa in un bosco a Cittiglio (Varese) nel 1987. In aula saranno presenti la sorella di Binda e la sorella della giovane assassinata oltre trent'anni fa.
In primo grado, l'uomo è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d’Assise di Varese per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, sentenza che il pg Gemma Gualdi ha chiesto di confermare. La difesa vuole invece l’assoluzione.

La requisitoria del pg

Nella sua requisitoria, il sostituto pg Gualdi ha fatto leva sulla lettera inviata il giorno del funerale della ragazza, che secondo l'accusa fu mandata dal 51enne. ”Il poeta anonimo è certamente Stefano Binda, che ha scritto quella lettera perché ha vissuto i fatti descritti. Proviene da un quaderno sequestrato a casa sua, fatto quest'ultimo ammesso dallo stesso imputato”, afferma il pg. Come rivelato pochi giorni fa, nel febbraio del 2017 un cliente dell’avvocato penalista Piergiorgio Vittorini avrebbe confessato di essere l’autore della missiva. Una testimonianza che secondo Gualdi è ‘inutilizzabile’. ”Lo dico per i giudici popolari che hanno meno dimestichezza col codice: quando un testimone si riferisce ad altre persone, occorre - ha concluso - sentire queste persone oppure la deposizione è inutilizzabile”. Fatto che non è avvenuto poiché Vittorini non ha voluto rivelare identità del cliente avvalendosi del segreto professionale.

Difesa: "Binda non ha ucciso Lidia"

“Vorremmo che questa immagine di Stefano Binda di un pazzo con la doppia personalità venisse cancellata. Non ho sentito una sola parola sul movente, che è stato costruito dopo la consulenza psichiatrica. In questi anni Binda non ha mai compiuto un gesto di violenza, e ha sempre pagato per i suoi errori". Sono le parole di Patrizia Esposito, avvocato insieme a Sergio Martelli di Stefano Binda. Il legale ha chiesto l'assoluzione del suo assistito perché non "ha ucciso Lidia" e di riformare la sentenza di condanna all'ergastolo."Binda ha passato 50 anni senza problemi, non ha condanne e non ha mai avuto guai togliendo qualche banalità legata alla droga”, conclude Esposito facendo riferimento alla tossicodipendenza di cui il suo assistito ha sofferto in passato.

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