In questo momento, Formigoni si trova nel carcere di Bollate dal 22 febbraio. Da quando dopo la pronuncia della Cassazione, la sua condanna è diventata definitiva
Roberto Formigoni, l'ex presidente della Regione Lombardia condannato per corruzione a cinque anni e 10 mesi di carcere nell'ambito del caso Maugeri-San Raffaele, si è presentato ieri pomeriggio, mercoledì 17 luglio, davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, chiedendo di scontare la sua pena ai domiciliari. In questo momento, Formigoni si trova nel carcere di Bollate dal 22 febbraio. Da quando dopo la pronuncia della Cassazione, la sua condanna è diventata definitiva.
La posizione del pg
Nella serata di ieri il sostituto procuratore generale di Milano, Nicola Balice, ha dato parere favorevole all'istanza perché l'ex governatore è ultrasettantenne, proprio come chiedeva la difesa. La decisione del collegio è attesa a giorni. I legali di Formigoni, gli avvocati Luigi Stortoni e Mario Brusa al termine dell'udienza non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. I suoi difensori hanno sollevato la questione della irretroattività della "spazzacorrotti", legge che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione.
Il rifiuto della Corte d'Appello
La Corte d'Appello di Milano, lo scorso marzo, aveva respinto la richiesta della difesa del politico azzurro di dichiarare l'inefficacia del provvedimento firmato dal sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna. "L'ordine di carcerazione - avevano scritto i giudici - è stato legittimamente eseguito. Hanno potuto condannarmi, ma non hanno potuto decidere del mio modo di reagire e di vivere, non hanno potuto inquinare né il mio cuore né il mio cervello", aveva scritto un mese fa Formigoni in una lettera inviata alla rivista "Tempi".