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Corruzione, 5 arrestati tra cui ex direttore agenzia entrate di Como

Lombardia
Immagine d'archivio (ANSA)

In manette anche un funzionario della stessa Agenzia in servizio a Como e i due titolari di un noto studio di commercialisti comasco 

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Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e una ai domiciliari sono state eseguite oggi, martedì 25 giugno, dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Como nell’ambito di un’inchiesta su un presunto giro di corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio. Gli arrestati sono Roberto Leoni, fino a fine 2018 direttore provinciale della Agenzia delle entrate di Como e attualmente direttore dell'Agenzia di Varese; Stefano La Verde, capo team dell'ufficio legale dell'Agenzia delle entrate di Como e attualmente capo area dello stesso ufficio a Pavia; e i due commercialisti Antonio e Stefano Pennestrì, padre e figlio, titolari dello studio Pennestrì di Como. Questi ultimi, secondo l’accusa, avevano il ruolo di mediatori nel sistema di tangenti. Ai domiciliari, infine, è finito Andrea Butti, imprenditore tessile comasco titolare del 33,33% del capitale sociale di Tintoria Butti srl.

Le accuse

Secondo quanto reso noto dal procuratore della Repubblica Nicola Piacente, il titolare del 33,33% di Tintoria Butti, quale corruttore, tramite i commercialisti avrebbe promesso e in parte corrisposto una cifra non inferiore ai 2000 euro al capo team dell'ufficio legale, affinché accogliesse un ricorso presentato in un'udienza del 20 marzo scorso davanti alla Commissione Tributaria di Como. Prima di essere trasferito a Varese, il direttore dell'Agenzia di Como si era impegnato a favorire la chiusura dell'accertamento attraverso una transazione di 25.000 euro. Il suo successore non aveva però accettato la transazione, nonostante le insistenze del capo team dell'ufficio legale.

L'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio

In altre occasioni, i commercialisti avevano già promesso, e in parte corrisposto, somme di denaro non ancora quantificate all'ex direttore e al capo team dell'ufficio legale per venire a conoscenza dei soggetti (persone fisiche e giuridiche) inseriti nelle liste dei contribuenti da verificare da parte dell'Agenzia delle Entrate di Como nel 2019. I due pubblici ufficiali si sarebbero anche impegnati per far ottenere indebite riduzioni del debito erariale dovuto a titolo di imposte, sanzioni ed interessi dai contribuenti da varie aziende e studi professionali. Infine, l'ex direttore dell'Agenzia di Como è accusato, in concorso con i commercialisti, di avere indebitamente fornito gli elenchi completi dei nominativi delle società sottoposte ad accertamento dell'Agenzia nel 2019. I due professionisti utilizzavano le informazioni comunicando a un imprenditore l'imminente avvio di una verifica fiscale.

Le indagini

L'indagine è scaturita dalle segnalazioni di due funzionari della Agenzia delle entrate. E' emerso anche che i due commercialisti indagati proponevano ai loro clienti operazioni fraudolente per abbattere l'imponibile, consistenti anche nella registrazione di fatture per operazioni inesistenti emesse per contratti di sponsorizzazione. Le fiamme gialle hanno inoltre eseguito numerose perquisizioni in diverse aziende tessili della provincia di Como, aziende che - si sospetta - avrebbero ottenuto favori e sconti sugli accertamenti fiscali grazie al rapporto esistente tra lo studio Pennestrì e l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate. Antonio Pennestrì, 78 anni, era stato lo storico presidente della Ginnastica Comense 1872, società sportiva poi fallita, che tra il 1990 e il 2004 vinse 11 scudetti e due Coppe dei Campioni nella Pallacanestro femminile. Nel 2013 Pennestrì aveva patteggiato un anno e mezzo di reclusione al termine di un'inchiesta su un giro di 7 milioni di euro di false fatture nella gestione della società sportiva. Patteggiamento che prevedeva la confisca di beni immobili di proprietà per due milioni e mezzo di euro.