Nella presunta baby gang, composta da ragazzi tra i 15 e i 22 anni, ci sono anche tre ragazze. Il Gip: "Nonostante l'età, si sono dimostrati capaci di agire con un'efferatezza sprezzante"
A Milano i carabinieri hanno sgominato un'altra baby gang, dopo quella di ieri, martedì 5 marzo, ad Abbiategrasso. I militari hanno arrestato nove minorenni (otto in carcere e uno in comunità), mentre cinque maggiorenni sono stati fermati con l'accusa di rapina aggravata e lesioni, nell'ambito di un'indagine su una ventina di episodi avvenuti tra giugno 2017 e aprile 2018 nella zona dell'Arco della Pace, in Corso Sempione, uno dei ritrovi della movida milanese. Fatti caratterizzati da particolare efferatezza e dall'uso di coltelli, spranghe e bottiglie di vetro. In molti hanno precedenti anche gravi, tra cui furto, rapina, lesioni, scippo aggravato dall'odio razziale. L'indagine, coordinata dalla Procura dei Minorenni di Milano e svolta dai militari della stazione di Porta Sempione, è iniziata nel febbraio scorso ed è stata chiamata "Paranza", in riferimento alla violenza degli adolescenti descritta nel libro di Roberto Saviano 'La paranza dei bambini'.
La baby gang
Nella presunta baby gang, composta da ragazzi tra i 15 e i 22 anni, ci sono anche tre ragazze che secondo le indagini, in più occasioni, hanno avvicinato le giovani vittime con la scusa di chiedere una sigaretta, per poi dare il via al pestaggio con i propri complici. "Nonostante l'età, si sono dimostrati capaci di agire con un'efferatezza sprezzante di ogni legalità e di qualsiasi rispetto per le vittime", nei cui confronti si sono comportati "con una tale violenza da denotare grande pericolosità sociale". Lo scrive il Gip dei Minori di Milano parlando di modalità da 'branco'.
Il modus operandi
Dice il comandante del reparto operativo dei carabinieri, Luigi Manzini, che "non c'è un allarme baby gang". Tuttavia, il Gip sottolinea il "grave allarme sociale" costituito a Milano da questo tipo di fenomeni. Etichettandoli come "fatti molto gravi", il giudice spiega anche il modus operandi: "L'uso anche di armi, la scelta delle persone offese (normalmente adolescenti), il luogo (sempre nella stessa zona), la distanza ravvicinata tra le rapine poste in essere, l'agire in branco secondo un metodo prestabilito". Metodo che consisteva nell'avvicinarsi alle vittime prescelte "con un pretesto, avanzare poi esplicitamente richieste di denaro, infine agire contro le stesse con violenza avvalendosi anche dell'aiuto del gruppo sempre alle spalle". Secondo Gip e PM i ragazzi arrestati avrebbero mostrato "una scarsa capacità di autocontrollo".
Il racconto di una delle vittime
L'analisi del giudice sembra trovare riscontro nel racconto di una delle vittime, una 19enne aggredita il 9 aprile: "Improvvisamente una di queste due si avventa verso di me per colpirmi con uno schiaffo ma riesco ad evitare e reagisco con uno spray al peperoncino che avevo nella mia tasca. Riesco a fermare una delle due ragazze, a questo punto con tutto il nostro gruppo cercavamo di allontanarci verso l'uscita della piazza ma le ragazze, che nel frattempo si riprendevano, insieme ai propri amici ci raggiungevano e conseguentemente avveniva una rissa dove io venivo colpita più volte da quattro di queste ragazze che mi buttavano a terra e mi causavano una prognosi di sette giorni".