Bollate, due detenuti sequestrano agente: volevano colpire ex collaboratore di giustizia

Lombardia
Immagine d'archivio (ANSA)

Secondo Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Polizia Penitenziaria, i due avrebbero ricevuto "dall'esterno" l'ordine di "uccidere il pentito"

Due detenuti del carcere di Bollate (Milano) hanno imbavagliato e rinchiuso in cella un agente di polizia penitenziaria, dopo avergli sottratto le chiavi della sezione per cercare di aprire la cella dove era rinchiuso un ex collaboratore di giustizia. E’ successo nella serata di ieri, domenica 3 febbraio: i due avevano finto un malore attorno alle 21 e, dopo essere stati accompagnati in infermeria, hanno minacciato l'agente in servizio presso il reparto di isolamento con delle forbici e delle lamette, per poi sottrargli le chiavi della sezione e rinchiuderlo. Grazie alle grida di allarme di altri detenuti la situazione si è poi risolta, prima di degenerare ulteriormente, con l’intervento dei rinforzi della polizia penitenziaria.

L'aggressione

A fornire alcuni particolari della vicenda è stato Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Polizia Penitenziaria "S.PP.", che in una nota ha fatto sapere che "i due detenuti avevano l'intenzione di uccidere un collaboratore di giustizia anch'esso recluso presso il reparto isolamento" ma "fortuna ha voluto che non siano riusciti ad aprire la cella dove era rinchiuso". Per quanto riguarda l'agente di polizia penitenziaria, "il malcapitato è rimasto per lungo tempo in balia dei due, impotente, scioccato per quanto stava accadendo", fino a quando, continua Di Giacomo, "le urla che provenivano dalla sezione isolamento hanno attirato l'attenzione dei suoi colleghi", i quali "solo dopo una lunga trattativa con i due rivoltosi, a fatica sono riusciti" a liberarlo e "a garantire l'incolumità del collaboratore di giustizia, senza che nessuno subisse danni". Per il sindacalista, "l'ordine di uccidere il pentito" potrebbe essere "giunto dall'esterno", cosa che però dovrà essere accertata.

I provvedimenti nei confronti degli aggressori

I due detenuti, di origine campana, sono stati denunciati per sequestro di persona. Da quanto è stato riferito i due, uno dei quali più volte trasferito dai vari istituti in quanto refrattario alle regole, oltre a essere stati denunciati al PM dalla direzione di Bollate, sono finiti sotto consiglio di disciplina. Per loro sono stati disposti 15 giorni in isolamento. In più, accanto al loro trasferimento in altre strutture, è stato proposto al Dap di applicare il regime di sorveglianza particolare (art. 14 bis dell'ordinamento penitenziario). Infine è stata aperta un'istruttoria interna su cui vige il riserbo.

"Fallimento del sistema penale"

Gennarino De Fazio, segretario nazionale della UilPa Polizia Penitenziaria, commenta la vicenda duramente. "Anche questa volta le conseguenze peggiori sono state evitate per circostanze fortunose e, come quasi sempre accade, per l'intraprendenza e la forza d'animo degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in questo caso, addirittura, pure per il primo allarme lanciato da altri ristretti - sottolinea De Fazio -; è di tutta evidenza, però, che non ci si può affidare alla provvidenza e, lungi dal voler impersonare la cassandra, sembra scontato che non potrà andare sempre bene; se ci dobbiamo affidare al soccorso dei detenuti per garantire la sicurezza delle istituzioni e per portare a casa la pelle, siamo al fallimento del sistema d'esecuzione penale dello Stato".

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