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Milano, Cassazione rigetta ricorso: nessun nesso tra vaccini e autismo

Lombardia
Foto di archivio (ANSA)

La Cassazione ha disposto l'archiviazione delle denunce presentate da una coppia di genitori, secondo cui la propria figlia sarebbe diventata autistica dopo le vaccinazioni obbligatorie

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È stata confermata dalla Cassazione l'archiviazione, pronunciata dal Gip di Milano il 4 settembre 2018, della denuncia per lesioni e abuso d'ufficio presentata dai genitori di una bimba affetta da autismo, che secondo la coppia sarebbe stato causato dalle vaccinazioni obbligatorie. Secondo la Suprema Corte, non sono "sindacabili in sede penale" le "direttive ministeriali fondate sulle risultanze dei più recenti studi epidemiologici", che hanno escluso il nesso vaccino-autismo. Perciò non si configura alcun reato. 

Le denunce dei genitori

I due genitori avevano presentato una denuncia per lesioni contro ignoti per l'esecuzione della vaccinazione della piccola. Avevano poi denunciato per abuso d'ufficio la Commissione medico ospedaliera di Milano che inizialmente, a febbraio 2016, aveva accolto la richiesta di indennizzo per danni alla salute, salvo poi revocarla pochi mesi dopo, a ottobre 2016, dopo "essersi adeguata alle indicazioni provenienti dal Ministero della Salute", che sulla base dei più recenti studi escludevano il nesso tra vaccini e autismo. 

"Annullamento in conformità a direttive ministeriali"

Secondo la Cassazione, correttamente il Gip di Milano ha archiviato le denunce "in quanto l'annullamento in autotutela del primo provvedimento era stato adottato in conformità alle direttive ministeriali, fondate sulle risultanze dei più recenti studi epidemiologici, quindi, nell'ambito di una valutazione discrezionale, di natura tecnica, non sindacabile in sede penale". La denuncia per lesioni era oltretutto tardiva. 

Cosa dice la Cassazione

Altrettanto correttamente il Gip "ha ritenuto che la base valutativa, costituita da dati scientifici, e l'allineamento agli stessi in sede di revisione del precedente giudizio espresso escludevano l'ingiustizia del danno e, anche a voler ritenere sussistente una violazione di legge, mancava un qualsiasi indizio che potesse far prospettare che la pretesa condotta irregolare si inserisse in un contesto di obiettiva volontà di 'abuso', consistente nel voler intenzionalmente provocare un danno ingiusto". 

Infondati i ricorsi della coppia

Così la Cassazione, con il verdetto 2983, ha dichiarato "inammissibili per manifesta infondatezza" i ricorsi della coppia di genitori, ai quali ricorda che "in assenza di un reato è inutile parlare di pertinenza e rilevanza delle prove integrative a fronte di un decreto di archiviazione emesso 'de plano' dopo la presentazione di un'opposizione". I genitori sono stati condannati a versare mille euro alla Cassa delle Ammende, come di regola accade quando i ricorsi sono privi di qualunque base giuridica.