Quattordicenne suicida, PM a YouTube: “Chiarisca ok a video Blackout”
LombardiaLa Procura di Milano intende ottenere chiarimenti in merito alle modalità di controllo preventivo operato sul popolare video relativo a cinque 'sfide' mortali
La Procura di Milano ha inoltrato un ‘ordine di esibizione atti’ a YouTube, la società californiana controllata da Google. Il fine della richiesta è ottenere chiarimenti in merito alle modalità con cui venne pubblicato il video dal titolo ‘Le 5 sfide pericolose per sballarsi senza droga’. Il filmato, che ottenne quasi un milione di visualizzazioni, con il suo contenuto avrebbe messo in pericolo la vita di molti adolescenti, tra cui quella di Igor Maj, il 14enne trovato impiccato nella sua camera il 6 settembre scorso a Milano. Secondo gli investigatori, il ragazzino avrebbe guardato quel video prima di morire. Tra le ‘sfide’ proposte dal filmato infatti c’è anche l'auto-soffocamento, detto 'blackout'.
Un indagato
Nell'inchiesta per istigazione al suicidio è stato iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto un 24enne di origine indiana. Si tratta dell'utente che avrebbe prodotto e caricato il video. Il giovane, individuato nelle scorse settimane e residente nel Mantovano, si è difeso sostenendo che nel filmato lui sconsigliava di mettere in pratica quelle sfide. Gli inquirenti dovranno valutare se al 24enne sia possibile imputare l'istigazione al suicidio.
Il video incriminato
Il filmato, corredato da banner pubblicitari, è stato rimosso dalla rete a seguito della morte del 14enne e a un decreto di sequestro firmato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Nel filmato, nonostante un avvertimento riguardo la pericolosità le cosiddette "sfide", queste venivano descritte in maniera particolareggiata. "Basta una corda e un sacchetto di plastica e soffocarsi finché non si sviene. Assolutamente pericolosissimo", diceva una voce nel filmato pubblicato l'11 novembre 2016, visto da quasi 900 mila persone.
La richiesta degli inquirenti
Gli inquirenti vogliono sapere da YouTube, che non è indagata, se e come la piattaforma abbia operato una valutazione sui contenuti del video prima di pubblicarlo. Quelle immagini infatti avrebbero dovuto essere soggette, stando alle regole della stessa piattaforma, ad un 'filtro' dopo il caricamento dell'utente, in quanto quel video generava incassi attraverso 'banner' pubblicitari. La Procura, dunque, è in attesa che il colosso californiano, anche attraverso i suoi uffici legali in Italia, risponda alla richiesta.