Milano, polizia di Stato smantella rete di spaccio: otto arresti

Lombardia
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

Otto gli arresti eseguiti dagli agenti su disposizione del Gip di Milano. Gli spacciatori facevano parte di una rete molto sofisticata dedita al traffico internazionale di cocaina

La polizia di Stato ha smantellato nella notte tra il 4 e il 5 dicembre una rete di spacciatori, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dal PM, Luigi Luzi, e firmata dal Gip, Alfonsa Maria Ferraro. Gli spacciatori appartenevano a una rete criminale dedita al traffico internazionale di cocaina. Nel corso delle esecuzioni della scorsa notte, sono stati recuperati anche 13 chili di hashish e due chili di cocaina, tenuti nascosti da due persone diverse.

Gli arresti

L'operazione ha portato alla cattura di otto su undici destinatari, nove albanesi e due italiani: tre di loro sono ricercati, l'ipotesi è che siano all'estero. Cinque degli arresti sono stati eseguiti in flagranza di reato. Gli agenti hanno anche recuperato 40 chili di cocaina, del valore di 4 milioni di euro prima di essere tagliata (il valore sarebbe stato tre o quattro volte superiore una volta tagliata).

Le indagini

L'indagine, iniziata nel 2015 e chiusa nel 2017, ha consentito di individuare due diversi gruppi di trafficanti albanesi, che comperavano da rivenditori in Olanda cocaina di altissima qualità, pura fino al 92%. Il primo gruppo operava in zona Greco-Turro, mentre l'altro stoccava la droga a Bresso e a Cusano Milanino. Il punto di partenza era sempre l'Olanda, ma mentre la prima banda importava passando da Germania e Svizzera, con ingresso in Italia da Tirana, l'altra preferiva il percorso tra Belgio e Francia.

Le dichiarazioni del capo della Sezione Narcotici

"Le due bande non lavoravano assieme, sono entrate in contatto quando una persona ha tentato di creare un ponte che però è fallito a causa dei nostri primi sequestri", ha spiegato Domenico Balsamo, a capo della Sezione Narcotici della Mobile di Milano. L'operazione è stata chiamata "Braveheart", cuore impavido, perché dopo un primo sequestro il gruppo di albanesi ha ripreso subito l'attività.

I nascondigli per la droga

La droga arrivava sempre su auto e camion ed era nascosta in nascondigli molto sofisticati. Gli sportelli, infatti, si attivavano seguendo una particolare sequenza di movimenti. In un caso i panetti sono stati trovati in un vano tra il parabrezza e il cruscotto. Sullo scotch da pacchi marrone erano già segnati in codice i nomi dei destinatari, in modo da accelerare le procedure di smistamento. I trasportatori erano camionisti italiani insospettabili: uno di loro ha 66 anni. Per evitare sorprese con il carico, i trafficanti inserivano nel vano della droga un rilevatore GPS per seguire il percorso in ogni momento.

La parola "Berlusconi" usata come codice

Il gruppo di trafficanti utilizzava la parola "Berlusconi" come parola chiave per comunicare in modo cifrato il nuovo numero di cellulare usato alla banda. "Berlusconi" è composta da dieci caratteri diversi e a ogni lettera era assegnato un numero, in questo modo bastava inviare ai complici la parola scomposta o con ripetizioni (tipo tre volte R per indicare il 333). Il sistema ha consentito al gruppo per un certo periodo di evitare intercettazioni, ma alla fine gli investigatori sono riusciti a risalire alle utenze.

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