La richiesta è arrivata nel processo con rito abbreviato, in corso a Milano, a carico degli aggressori di Niccolò Bettarini colpito con calci, pugni e otto coltellate lo scorso luglio
Il pm di Milano Elio Ramondini ha chiesto quattro condanne a dieci anni di carcere, nel processo con rito abbreviato a carico dei quattro giovani che aggredirono Niccolò Bettarini, il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini, il primo luglio scorso. L’aggressione avvenne davanti a una discoteca milanese. Niccolò Bettarini fu colpito con calci, pugni e otto coltellate. "Ho provato solamente rabbia nel rivederli - ha detto il 19enne a fine udienza - comunque parlerò alla fine del processo, perché si parla sempre e solo alla fine della partita. Noi ci crediamo fino alla fine e io credo nella giustizia". Il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 29 novembre per dare la parola alle difese e al legale di parte civile che assiste Bettarini, l'avvocato Alessandra Calabrò, che ha detto: “Siamo contenti per la richiesta del pm”.
Il pm: “Una brutale aggressione”
Nell'udienza a porte chiuse tenutasi davanti al gup Guido Salvini, da quanto si è saputo, il pm ha ricostruito l’aggressione ai danni di Niccolò Bettarini, definendola “brutale”, prima di chiedere le condanne per tutti a 15 anni, ridotte a dieci anni per lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato. Secondo le accuse, Davide Caddeo, il 29enne accusato di aver sferrato le otto coltellate, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakej, si erano "certamente" prefigurati che quel pestaggio e quei fendenti in "parti vitali" con una lama da 20 centimetri "avrebbero comunque potuto produrre conseguenze mortali", anche in considerazione della "loro superiorità numerica e della violenza della loro azione". Il pm ha anche contestato agli imputati l'aggravante di aver "agito per motivi abietti (in quanto discriminatori) e futili" per quella minaccia ("sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo") che lo stesso Niccolò ha sentito quel mattino, dopo la notte passata in discoteca. Stando alle indagini, il giovane riuscì a salvarsi solo grazie all'intervento di alcuni amici che si gettarono nella mischia, tra cui anche una ragazza. Il pubblico ministero ha poi spiegato che è, invece, ancora aperta l'inchiesta per individuare gli altri presunti responsabili del tentato omicidio.
Le dichiarazioni degli imputati
Due degli imputati hanno depositato oggi dichiarazioni scritte nella quali, da quanto si è saputo, hanno spiegato di essere rimasti coinvolti nella "rissa" ma che non volevano uccidere.