Unesco, le 21 tradizioni italiane iscritte nel Patrimonio Culturale immateriale

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Con l’aggiunta della cucina italiana tra i beni immateriali dell’Unesco, il nostro Paese raggiunge un record mondiale, quello dei riconoscimenti nel settore agro-alimentare in proporzione al numero dei riconoscimenti complessivi ottenuti. Tra gli altri beni figurano l’Opera dei Pupi siciliani, la pratica del canto lirico e il sistema di irrigazione tradizionale

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Dal 10 dicembre 2025 la cucina italiana è iscritta al registro dei Patrimoni Culturali immateriali dell’Unesco. Un riconoscimento dovuto alla tradizione del nostro Paese che, come spiegato dal Comitato dell’Organizzazione, "favorisce l'inclusione sociale, promuovendo il benessere e offrendo un canale per l'apprendimento intergenerazionale permanente, rafforzando i legami, incoraggiando la condivisione e promuovendo il senso di appartenenza". Ma la cucina è solo l’ultima di una lunga lista di tradizioni italiane che l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni. Sono in tutto 21 le tradizioni iscritte nella Lista dei patrimoni culturali immateriali e di queste ben 9 sono riconducibili al settore dell'agroalimentare: un record mondiale per la Penisola.

I beni agroalimentari

Non è una novità che in Italia, con la sua storia legata al cibo, all’agricoltura e all’allevamento, vi siano nove beni culturali immateriali collegati al settore agroalimentare. Questi sono:

  1. la cucina italiana;
  2. l'arte dei pizzaiuoli napoletani: un sapere "trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità e di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana";
  3. la transumanza: "una tradizione che affonda le sue radici nella preistoria e che si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali";
  4. la costruzione dei muretti a secco in agricoltura: "utilizzati per l’allevamento, l’agricoltura o come abitazioni e diffusi in molte aree rurali, soprattutto nei terreni scoscesi, hanno modellato molti paesaggi testimoniando metodi e pratiche usati sin dalla preistoria";
  5. la coltivazione della vite ad alberello dello zibibbo di Pantelleria: "avviene in condizioni climatiche molto dure, è tramandata attraverso istruzioni pratiche e orali in dialetto locale da generazioni di vinai e contadini dell’isola di Pantelleria, dove 5000 abitanti coltivano piccoli lotti di terra usando metodi sostenibili";
  6. la dieta mediterranea: "è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. È uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo";
  7. la cava e cerca del tartufo: "un insieme di conoscenze e pratiche tradizionali trasmesse oralmente di generazione in generazione e ancora ampiamente diffuse nelle campagne del nostro Paese. I tartufai, ovvero i cacciatori di tartufi, di solito vivono in aree rurali o in piccoli paesi"; 
  8. il sistema irriguo tradizionale: "utilizza la gravità e costruzioni fatte a mano come canali e fossati per distribuire l’acqua dai punti di raccolta presenti in natura (come sorgenti, ruscelli e ghiacciai) ai campi. La pratica viene in genere trasmessa alle generazioni più giovani in modo informale, attraverso l’osservazione e la formazione da parte di membri esperti";
  9. l'allevamento dei cavalli lipizzani: "rappresenta un complesso patrimonio di conoscenze e pratiche tramandatesi nel corso dei secoli nelle aree politicamente e geograficamente assoggettate all’influenza asburgica".

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Gli altri beni immateriali italiani

Oltre a quelli appartenenti al settore agroalimentare, ci sono anche altri beni culturali che, come spiegato sul sito dell’Unesco, non riguardano solo monumenti o altri oggetti, ma anche “tutte le tradizioni trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo, artigianato tradizionale”. Ecco quindi quali sono i beni culturali immateriali italiani riconosciuti dal Comitato dell’Organizzazione nel corso degli anni:

  1. Opera dei Pupi siciliani (iscrizione nel 2008);
  2. Canto a tenore sardo (iscrizione nel 2008);
  3. Saperi e saper fare liutario della tradizione cremonese (iscrizione nel 2012);
  4. Feste delle Grandi Macchine a Spalla: La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il Trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo (iscrizione nel 2013);
  5. Falconeria, elemento transnazionale comprendente oltre all’Italia anche Emirati Arabi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Kazakhistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Marocco, Pakistan, Portogallo, Qatar, Arabia Saudita, Spagna, Repubblica Araba Siriana, Croazia, Irlanda, Kirghizistan, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia (iscrizione nel 2016);
  6. Perdonanza Celestiniana (iscrizione nel 2019);
  7. Alpinismo, elemento transnazionale comprendente Italia, Francia e Svizzera (iscrizione nel 2019);
  8. L’arte delle perle di vetro, elemento transnazionale comprendente Italia e Francia (iscrizione nel 2020);
  9. L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia, elemento transnazionale comprendente, oltre all’Italia, anche Belgio, Francia e Lussemburgo (iscrizione nel 2020);
  10. Tocatì, un programma condiviso per la salvaguardia di giochi e sport tradizionali, elemento transnazionale comprendente, oltre all’Italia, Belgio, Cipro, Croazia e Francia (iscrizione nel 2022);
  11. La pratica del canto lirico in Italia (iscrizione nel 2023);
  12. L’Arte campanaria tradizionale, elemento transnazionale comprendente Italia e Spagna (iscrizione nel 2024).

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