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Viaggi, ecco i Paesi più sicuri in cui andare nel 2025 e quelli con più rischi

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©IPA/Fotogramma
Vietnam, inaugurata prima linea della metro del Paese
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Vietnam, inaugurata prima linea della metro del Paese
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Introduzione

Quali sono i Paesi più sicuri in cui viaggiare nel 2025? E quali quelli con più rischi? Forbes ha provato a dare una risposta a queste domande, analizzando la Risk Map elaborata ogni anno da International SOS (azienda leader nei servizi di gestione della sicurezza e dei rischi per la salute). La mappa, in un contesto internazionale sempre più imprevedibile e ricco di eventi critici (come le guerre in corso in Ucraina e tra Israele e Hamas), rappresenta uno strumento utile anche per i viaggiatori per orientarsi tra i rischi globali legati alla sicurezza, alla salute e al cambiamento climatico. Ecco i posti in cui è più sicuro andare e le mete più rischiose e da evitare

Quello che devi sapere

I rischi

  • La mappa di International SOS suddivide i rischi in quattro aree: rischi per la sicurezza, rischi medici, rischi climatici e rischi per la salute mentale. Per i Paesi ci sono cinque livelli di rischio, da “insignificante” a “estremo”. Vengono presi in considerazione fattori di rischio come guerre e conflitti, criminalità, infrastrutture e accesso all’assistenza sanitaria

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I Paesi più sicuri

  • Tra i Paesi più sicuri in cui viaggiare nel 2025, quelli con un rischio per la sicurezza classificato come "insignificante", Forbes ne elenca undici. Sono - in ordine alfabetico - Capo Verde, Danimarca, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Isole Marshall, Norvegia, San Marino, Seychelles, Slovenia e Svizzera

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I Paesi più rischiosi

  • Nell’elenco dei Paesi in cui è più pericoloso viaggiare, con un rischio per la sicurezza definito "estremo", Forbes inserisce queste dieci mete (sempre in ordine alfabetico): Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Somalia, Sudan del Sud, Sudan, Siria, Ucraina e Yemen

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I Paesi scandinavi

  • In cima alla lista delle destinazioni più sicure, come successo negli anni scorsi, ci sono i Paesi scandinavi: Islanda, Norvegia, Danimarca e Finlandia. Questi posti sono considerati sicuri grazie soprattutto al basso tasso di criminalità e ai servizi di emergenza efficaci. In altri rapporti, ricorda Forbes, l’Islanda è stata scelta come il Paese più sicuro al mondo

Gli altri Paesi sicuri

  • Nella lista dei Paesi sicuri c’è anche la Svizzera, grazie soprattutto alla sua stabilità politica e ai livelli di criminalità bassi. Anche mete come Slovenia, Lussemburgo e Groenlandia sono considerate sicure e con rischi per la sicurezza “insignificanti”, grazie a infrastrutture forti e stabilità politica. Stabilità politica e basso tasso di criminalità fanno entrare nell’elenco anche Capo Verde. Mentre Seychelles e Isole Marshall vantano cultura accogliente e ambiente tranquillo

I Paesi con più rischi

  • Dalla parte opposta, troviamo i Paesi con rischi elevati. Tra le destinazioni più pericolose - a causa dei conflitti in corso, della mancanza di infrastrutture per gestire le emergenze e dell’instabilità politica - ci sono Libia e Afghanistan. Instabilità, governi fragili e alti tassi di criminalità fanno entrare nella lista anche Somalia e Repubblica Centrafricana. I conflitti in corso hanno spinto in alto nella classifica anche Sudan e Libano. Altre mete considerate da International SOS a rischio sono Siria, Yemen e Sahel. Situazioni pericolose anche in Venezuela, Bolivia, Ucraina e Russia

Paesi con rischio in aumento

  • Per il 2025, International SOS non ha modificato al ribasso la valutazione del rischio per la sicurezza di nessun Paese. Al contrario, diversi posti hanno registrato un aumento nella valutazione del rischio a causa di nuovi disordini sociali e criminalità in crescita. Ad esempio, il Sudafrica: il rischio è passato da medio ad alto per la città di Johannesburg. O il Messico, per le attività sempre più frequenti dei cartelli. O il Kenya, per l’aumento delle tensioni sociali. O la Nuova Caledonia, passata da rischio basso a medio. Anche Filippine, Tailandia e Laos hanno registrato aumenti nel rating del rischio

I rischi medici

  • Per i viaggiatori è importante che i Paesi assicurino un’assistenza sanitaria di qualità. Tra le mete che garantiscono il minor rischio medico nel 2025 - con infrastrutture sanitarie adeguate, accesso a farmaci essenziali e servizi di emergenza affidabili - ci sono Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia e gran parte dell’Europa. Dall’altra parte, Paesi come l'Afghanistan, la Corea del Nord e la Somalia sono considerati a rischio medico molto elevato: presentano, infatti, accesso limitato all’assistenza sanitaria, risorse insufficienti e prevalenza di malattie infettive. La Bolivia è passata da rischio medio ad alto, stesso livello della Libia

I rischi climatici

  • Nella pianificazione dei viaggi assume sempre più importanza anche l’impatto dei cambiamenti climatici e come i Paesi sono attrezzati per gestirli. Ancora una volta i Paesi scandinavi - grazie alle politiche ambientali e alle infrastrutture - sono tra le mete con i rischi più bassi sotto questo fronte. Altre destinazioni con basso rischio climatico sono la Nuova Zelanda e gli Emirati Arabi Uniti. La lista dei luoghi a rischio per i peggiori impatti climatici, invece, include diversi Paesi africani (Mali, Ciad, Etiopia) e luoghi vulnerabili come le Filippine e l’India

I rischi per la salute mentale

  • Anche il rischio per la salute mentale è uno dei parametri considerati da International SOS. La mappa valuta i Paesi in base ai tassi di problemi di salute mentale come ansia, depressione e malattie legate allo stress, oltre a fattori come la disinformazione, lo stress politico e l’ansia climatica. In Vietnam i rischi per la salute mentale sono più ridotti. Anche nei Paesi scandinavi come l’Islanda e la Norvegia i rischi per la salute mentale sono bassi grazie ai loro forti sistemi sanitari, al benessere sociale e all’enfasi sull’equilibrio tra lavoro e vita privata. Gli Stati Uniti, invece, hanno un rischio più elevato per la salute mentale, soprattutto nella aree urbane: pesano le sfide sociali, lo stress, il burnout e, in alcune zone, l’accesso limitato a centri di supporto

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