Ping Pong, la nuova edizione del manga di Taiyo Matsumoto

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Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

©1996 Taiyo MATSUMOTO/SHOGAKUKAN

Una capolovoro del fumetto giapponese viene riproposto in un cofanetto in due volumi pubblicato da J-Pop

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J-Pop prosegue la sua mirabile opera di diffusione e ripubblicazione dei grandi classici del manga portando in fumetteria e libreria una nuova edizione di Ping Pong, capolavoro del geniale mangaka Taiyo Matsumoto, riproposta ora in due volumi riuniti in un elegante cofanetto, per un totale di 1100 pagine al costo di 36 euro.

Il ping pong protagonista

Non ci vuole troppa fantasia a intuire che Ping Pong è un fumetto sul tennis tavolo, lo è fino in fondo, dalla prima all’ultima pagina, convintamente e intensamente, ma non è solo questo. Matsumoto è scrupoloso nel descrivere gli stili di gioco, l’impugnatura, il materiale tecnico utilizzato dai suoi personaggi per affrontarsi l’uno contro l’altro nel campionato liceale giapponese, il ping pong è – come titolo impone – protagonista, ma non è l’unico. Accanto alle partite e agli allenamenti ci sono le storie personali dei protagonisti, le loro caratterizzazioni, le loro differenze. Un cast variegato per potenzialità, talento e caratteri umani, che rende l’opera assolutamente sui generis tanto nella produzione di Matsumoto quanto nel genere in cui si inserisce.

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Una tavola di Ping Pong di Taiyo Matsumoto
©1996 Taiyo MATSUMOTO/SHOGAKUKAN

Un seinen spokon

Serializzato per la prima volta dal 1996 al 1997 sulla rivista Big Comic Spirits edita in giappone da Shogakukan, Ping Pong è uno spokon, un manga di genere sportivo, che pur raccontando le vicende di ragazzi del liceo si approccia a un pubblico più maturo, rientrando nella categoria dei seinen più che in quella degli shonen. Non c’è, in Ping Pong, alcun elemento buffo o di divertimento, la narrazione è estremamente seria, come estremamente serio è il tennis tavolo per i giovani che lo praticano.

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Una tavola di Ping Pong di Taiyo Matsumoto
©1996 Taiyo MATSUMOTO/SHOGAKUKAN

I protagonisti

Tra questi emergono forti le figure di Makoto “Smile” Tsukimoto e Yutaka “Peco” Hoshino, amici di infanzia uniti da una passione che, se per il secondo è praticamente innata, eterna e incondizionata, per il primo è più che altro indotta dallo spirito di emulazione nei confronti dell’amico e compagno. La sorte vuole però che proprio “Smile”, così soprannominato perché non sorride mai, il più freddo, distaccato e disilluso dei due, si ritrovi donato dalla natura un incredibile talento grezzo quasi senza sapere che farsene, mentre “Peco”, col passare degli anni, scopre tutti i limiti del suo gioco.

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Una tavola di Ping Pong di Taiyo Matsumoto
©1996 Taiyo MATSUMOTO/SHOGAKUKAN

La svolta

L’incontro con il professor Koizumi porta Tsukimoto ad accettare quasi come fosse ineluttabile il suo talento, a dedicarcisi e scalare i ranking dei migliori giovani pongisti del Giappone, mentre Hoshino finisce per perdersi in se stesso, lasciarsi andare allo sconforto e prendere peso. Fino alla svolta e alla decisione di tornare a mettersi in gioco che lo porterà, nel giro di un anno, a giocarsi un importante finale nel Trofeo delle Scuole Superiori contro il suo amico di sempre.

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Una tavola di Ping Pong di Taiyo Matsumoto
©1996 Taiyo MATSUMOTO/SHOGAKUKAN

Tavole di eccezionale dinamismo

Matsumoto costruisce un racconto con personaggi sfaccettati, rifugge gli stereotipi, schiva l’archetipo dello scontro tra talento naturale e impegno e sceglie di non mostrarci la partita più importante portandoci avanti di cinque anni con un salto temporale che ci lascia capire come sono andate a finire le cose. Ma Ping Pong è un capolavoro anche e soprattutto per il suo eccezionale comparto artistico, dove il tratto tipico del Maestro dei manga si arricchisce di un dinamismo frenetico capace di raccontare con estrema efficacia uno degli sport più veloci al mondo. Ci si trova, così, a scorrere velocemente da una vignetta all’altra per inseguire la pallina che rimbalza tra le due racchette, per poi rallentare e fermarsi, quasi a godersi un ralenti immaginario per assaporare al meglio le bellezza delle tavole di Matsumoto.

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