Minimum fax prosegue la pubblicazione delle opere di uno dei grandi autori del nostro Novecento. L'ultimo titolo è "Randagio è l'eroe", accompagnato dalla postfazione di Remo Rapino. Che durante "Incipit" racconta: "I suoi personaggi hanno un senso di anarchia e di liberazione di se stessi declinati attraverso il gesto, lo sguardo e ovviamente anche attraverso la parola"
"Solitudine e folla: ecco cos’è la mia vita": così Giovanni Arpino si descriveva a poco meno di vent'anni in una poesia del 1946 ed è anche a quella poesia che pensa Remo Rapino per raccontarne la grandezza e l'irregolarità nella nuova puntata di "Incipit".
Di Arpino la casa editrice Minimum fax sta proseguendo la pubblicazione dei suoi principali scritti. L'ultimo, in ordine di tempo, è "Randagio è l'eroe", accompagnato proprio dalla postfazione di Rapino (pp. 160, euro 13).
"La grande scrittura è sempre un atto politico"
"La scrittura, la grande scrittura, è sempre un atto politico", spiega Rapino in questa intervista, prima di aggiungere che "i personaggi di Arpino hanno un senso di anarchia, di ribellione, di liberazione di se stessi, declinati attraverso il gesto, lo sguardo e ovviamente anche attraverso la parola".
In questo, dice Rapino, Arpino è molto vicino a un altro grande irregolare del nostro Novecento, Luciano Bianciardi, “anime accomunate dall’agrezza del vivere, in quanto tracciatori di parole e bracconieri di storie”. "C'è una certa irregolarità, anche cercata, anche voluta, una rottura delle regole, non opponendo alle regole dominanti un blocco di altre regole, ma appunto un gesto, uno sguardo o una prospettiva diversa, che guarda alla persona come a un soggetto che ha il diritto di gridare la propria rabbia".