Franchini: La scrittura è urgenza e mercato. La sensibilità? Non nasce solo dalle letture

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Filippo Maria Battaglia

Credits foto: Francesco Giusti

"Scrivere è un atto necessario ma è anche un atto professionale. Anche per questo è importante avere verso questi temi un atteggiamento non retorico", dice l'autore di "Leggere possedere vendere bruciare" (Marsilio). Che in questa intervista spiega: "Posso anche aver letto una quantità di libri impressionante ma magari chi ne ha letti un po' meno potrebbe averli letti meglio"

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L'odore della carta, l’importanza della lettura, il valore universale della scrittura. Se amate dire o leggere queste frasi, il libro di questa settimana probabilmente non fa per voi. Si intitola “Leggere possedere vendere bruciare”, l’ha pubblicato Marsilio ed è una raccolta di racconti scritta senza un’ombra di retorica da un autore, Antonio Franchini, che è da sempre nel mondo dei libri.

"La scrittura è un mercato - scrive Franchini - Non necessariamente un turpe mercato, ma un onesto, decoroso, sofferto mercato". E tuttavia, qualche riga dopo, aggiunge che è "anche un chiuso bisogno, un atto necessario che non porta a niente se non a sciogliere un’oppressione, a sfibrare una pena".  

"Questo mettere insieme un atto necessario e un atto professionale è una cosa piuttosto complicata - spiega Franchini durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 -  Anche per questo, è importante avere verso questi temi un atteggiamento non retorico".

"La sensibilità non deriva solo dai libri letti"

In uno dei racconti, Franchini - che, dopo un passato alla guida della narrativa italiana in Mondadori, dal 2015 è direttore editoriale nel Gruppo Giunti - osserva che “quasi tutti i grandi critici dell’Ottocento e del Novecento hanno dimostrato una singolare incapacità nel valutare la letteratura contemporanea”, prima di domandarsi: “Perché dovremmo esserne capaci noi?”. 

"I grandi sistemi estetici dell'Ottocento e del Novecento - spiega durante questa intervista  - si sono in realtà dimostrati strumenti abbastanza fallimentari nel momento in cui esaminavano la letteratura loro contemporanea". La conferma, conclude, che "chi ha tanti strumenti a disposizione non è detto che abbia necessariamente una sensibilità maggiore di chi ne possiede meno. Posso aver letto una quantità di libri impressionante ma magari chi ne ha letti meno potrebbe averli letti meglio".

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