Gerard Way torna a lavorare sulla serie che lo ha lanciato nel mondo del fumetto, affiancato da Shaun Simon alla sceneggiatura e I.N.J. Culbard ai disegni. Una storia che approfondisce vita e psicologia del più enigmatico tra i personaggi della serie principale, Numero Quattro
A tre anni dalla conclusione di Hotel Oblivion, la mente brillante di Gerard Way torna a esplorare il mondo da lui creato di The Umbrella Academy, una serie a fumetti diventata poi base per una popolarissima serie tv che pur essendo profondamente diverse ha saputo aggiungere e non togliere all’opera originale. Ed è probabilmente anche grazie alla serie tv di Netflix (visibile anche su Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick) se Way è tornato sul materiale iniziale per ampliare e approfondire la storia e la psicologia di uno dei personaggi più complessi e carismatici con Sembri la morte (Bao Publishing, 176 pagine, 20 euro).
Il più sofferente dell'Accademia
Di tutti i personaggi di una famiglia altamente disfunzionale, supereroi contro voglia, gruppo poco coeso di organi problematici adottati da un padre che è solo padrone, Klaus è probabilmente quello col potenziale maggiore. Quello che ha sofferto più di tutti, persino più di Vanya, perché se a Numero 7 è stata negata e nascosta la specialità, a Numero 4 questa è stata imposta. Immaginatevi di passare un’infanzia in cui un uomo privo di scrupoli vi costringe a parlare con i morti, a evocare tutte le anime di un cimitero con centinaia di lapidi, a diventare giocoforza il ripetitore di un dolore che si moltiplica esponenzialmente. Immaginatevi tutto questo e non potrete che empatizzare con Klaus, comprendendo il suo bisogno di ovattare con la droga tutti quei sentimenti insopportabili per un essere umano.
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Numero Quattro goes to Hollywood
In Sembri la morte, primo spin-off di The Umbrella Academy, Way ci propone il solito Klaus irriverente, sarcastico, intollerante al potere, ribelle. Ne approfondisce la psicologia raccontando una storia che si colloca nel periodo della sua adolescente, poco dopo il raggiungimento della maggiore età. Klaus viene cacciato dall’Umbrella Academy per via delle sue intemperanze e si ritrova a Hollywood, dove si trova ancora una volta sfruttato da una stella cadente del cinema disposta a tutto per tornare in scena e finisce per combattere una guerra contro una cosca di vampiri guidata dal boss scimpanzé Il Brivido.
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Una scrittura pungente
Way, che scriva il soggetto, viene affiancato da Shaun Simon alla sceneggiatura. Lo schema è quello dei volumi precedenti, una storia divisa in sei capitoli che si spinge verso lidi lisergici che finora erano stati solo sfiorati dalla serie. Klaus flirta con la morte e il Vuoto, alla ricerca di droghe sempre più pesanti per sopravvivere a se stesso, della speranza di una vita diversa, di un affrancamento impossibile dal padre adottivo, quel Reginald Hargreeves che rimane uno dei villain più indovinati della storia del fumetto americano. Non mancano, naturalmente, le battute taglienti a cui ci ha abituato Klaus, che al padre dice “puzzi di naftalina, naftalina immersa nel narcisismo” ma che scopre anche una profondità diversa e impara che “una vita passata a trascurare gli altri finisce per essere peggio di un singolo omicidio”.
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Cambia il disegnatore
I disegni stavolta non sono affidati a Gabriel Bá. Il fumettista brasiliano co-creatore della serie si limita a firmare copertine e interruzioni di capitolo e lascia lo spazio principale a I.N.J Culbard, che pur allontanandosi dallo stile di Bá riesce a catturarne lo spirito essenziale. Una scelta peraltro in linea con la necessità di costruire uno spin-off che in qualche modo si staccasse dalla linea temporale e dalla continuity della serie principale. Sembri la morte è, in conclusione, un buon approfondimento sul personaggio più enigmatico di The Umbrella Academy, quello col potere la cui praticità è meno diretta (Klaus non plasma la realtà con le parole come Allison, non ha una super forza come Luther, una mira infallibile come Diego, il potenziale distruttivo di centinaia di testate nucleari come Vanya e non si muove tra dimensioni spazio-temporali come fa Numero Cinque). E tra tutti gli spin-off, forse, era davvero il più necessario.