The Department of Truth, la verità secondo James Tynion

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Gabriele Lippi

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In un thriller spionistico dai toni noir, l'autore di Batman e Something is Killing the Children racconta un mondo in cui la verità viene plasmata dalle credenze popolari. E in cui un'autorità è disposta a tutto pur di non rendere reali le teorie cospirazioniste. Una serie a fumetti che si appoggia sulle splendide tavole di Martin Simmonds ed è già tra le più interessanti di quest'anno

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Come sarebbe il mondo se la verità fosse il frutto di un processo democratico? Se i fatti potessero essere plasmati dal pensiero e dalle credenze delle persone? James Tynion, autore di Batman e Someghing is Killing the Children, immagina un mondo dominato da una costante guerra per il dominio e il controllo sulla verità nella sua nuova serie per Image Comics The Department of Truth, pubblicata in Italia da Panini Comics in cartonato (il primo volume, La fine del mondo, raccoglie gli albi dall’1 al 5 ed è in vendita al costo di 17 euro).

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La Terra è piatta?

La vicenda segue le avventure di Cole Turner, un esperto di teorie cospirazionistiche che ha dedicato la sua vita al debunking delle peggiori fake news complottare, e che improvvisamente si ritrova in volo su un aereo diretto verso la fine del mondo per scoprire che sì, la Terra è davvero piatta. O almeno può esserlo, gli verrà spiegato dopo da Lee Harvey Oswald (è lui? Non è lui?), il capo del Dipartimento della Verità, organo governativo segreto che si occupa di mantenere lo status quo garantendo che la verità sia solo quella ortodossa.

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Una verità plasmabile dalla gente

Sì, perché nel mondo di Cole Turner, la verità è un mero fatto statistico, una sorta di sondaggio aperto a qualsiasi tipo di risultato. Se ci sarà, in un dato momento storico o in un luogo, un numero sufficientemente grande di persone disposte a credere che la Terra è piatta, allora la Terra sarà veramente piatta. E così via, per ogni singola teoria cospirazionista. Un principio che apre le strade a una sorta di Multiverso di verità alternative, spesso in conflitto con loro, eppure potenzialmente tutte esistenti. E in un contesto del genere, l’umanità è impegnata in una lotta di potere che ha al suo centro la verità stessa e Turner deve decidere da che parte stare, scoprendo che per difendere la visione del mondo con cui è cresciuto dovrà necessariamente essere disposto a sporcarsi le mani.

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Thriller spionistico con toni noir

The Department of Truth è un thriller spionistico dalle atmosfere noir, una distopia particolarmente inquietante perché non è poi tanto distante dalla nostra realtà quotidiana in cui spesso è complicato distinguere la realtà fattuale dalla miriade di fake news che piovono dal cielo, non di rado utilizzate a fini propagandistici dalle potenze più spregiudicate. C’è un dilemma morale tra le pagine della bellissima serie di Tynion, lo stesso dilemma morale che fa da sottofondo a ogni pur lodevole tentativo di bloccare la diffusione di fake news sui social. Chi è che controlla la verità? Chi è che decide cosa è vero o falso, giusto o sbagliato? Non può, a sua volta, essere portatore di interessi particolari e agire per perseguirli?

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Antologia ragionata dei complottismi

The Department of Truth presenta un solidissimo impianto narrativo che da subito pesca a piene mani nell’enorme bacino di teorie del complotto che popolano il mondo: dalla madre di tutti i cospirazionismi, l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, al Terrapiattismo, passando per il molto americano Satanic Panic popolarissimo negli anni ’80 e tornato in voga negli ultimi anni “grazie” a QAnon. E lo fa riuscendo a collegare il tutto in una trama che scorre senza intoppi.

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Le tavole di Martin Simmonds

Naturalmente una serie a fumetti di successo non può prescindere da un comparto grafico di primissimo piano, fornito qui da Martin Simmonds (Dying is EasyPunks Not Dead) che regala tavole di rarissima bellezza. Simmonds utilizza uno stile pittorico graffiato, che a tratti ricorda il McKean di Arkham Asylum, altrettanto capace di trasmettere al lettore un’atmosfera di angoscia paranoide corroborata ulteriormente dai toni cupi di una colorazione che pesca in una tinozza volutamente limitata, tra il grigio, il seppia, il blu, il rosso e il giallo, comunicando una sensazione di sporcizia più spirituale che fisica. Il tutto risulta perfettamente funzionale al racconto contribuendo a rendere The Department of Truth ciò che è: una delle serie a fumetti più interessanti dell’anno.

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