Nomen Omen, Marco B. Bucci e Jacopo Camagni: "I nomi danno potere"

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Gabriele Lippi

Il primo arco narrativo della saga urban fantasy italiana è stato ripubblicato da Panini in un elegante volume unico che ai tre capitoli principali della saga aggiunge tre albetti speciali ormai introvabili. Un'occasione per i lettori di recuperare la storia nella sua versione integrale uscita negli Stati Uniti per Image Comics

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La storia di Becky Kumar, la ragazza affetta da acromatopsia che a 21 anni scopre di essere una potente strega destinata a combattere il demone che le ha strappato il cuore, ha conquistato gli amanti del fumetto italiani, americani e francesi. Una corsa inarrestabile, quella di Nomen Omen, che dal primo albetto presentato al Napoli Comicon del 2017 ha percorso una lunga strada e che ora si trova a metà del suo tragitto. La chiusura del primo arco narrativo della saga urban fantasy scritta da Marco B. Bucci e magistralmente disegnata da Jacopo Camagni è stata per Panini Comics l'occasione per celebrare l'opera con un elegante volume unico, di importanti dimensioni (448 pagine, 39 euro), che raccoglie al suo interno i tre capitoli principali e le side-story presenti in tre albetti speciali introvabili. Una celebrazione, appunto, ma anche una pietra miliare di un percorso ancora in fieri, come spiegano Marco B. Bucci e Jacopo Camagni.

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Che effetto fa vedere tutta la vostra opera raccolta in un volume unico?
Jacopo Camagni: L’idea è nata come una fusione di tre volumi, fin dalla copertina stessa, fatta coi tre pantoni usati per i tre volumi. Volevamo avere un oggetto bello che richiamasse le cose già uscite. Me lo immaginavo grosso e quando l’ho ricevuto tra le mani è stata una sensazione molto bella, è quasi un’arma contundente. Dà l’impressione che sia una roba seria, ecco. Anche da fuori penso sia stato percepito così, lo vedo esposto quasi ovunque nelle librerie mentre prima era relegato alla sezione fumetti.
Marco Bucci: Io avevo già percepito il salto vedendo la versione digitale, dall’ultima revisione fatta l’anno scorso mentre ero a Madeira. Già mi ero accorto che l’esperienza di lettura era completamente diversa. Alla fine è come se fosse un diario di viaggio di tutto quello che è successo con Nomen Omen, siamo partiti da un albetto sottilissimo regalato al Napoli Comicon del 2017, per arrivare a questa enciclopedia che sembra un'arma da apocalisse zombie. Ti rendi conto che hai fatto tante cose relativamente in poco tempo. Se escludiamo gli anni della pandemia siamo stati implacabili.

Nomen Omen è stato un grande successo internazionale, ve lo aspettavate?
Jacopo: Diciamo che ci speravamo.
Marco: Siamo onesti, sapevamo che ci avremmo fatto un sacco di albi a fumetti perché era previsto dal contratto con Panini, dovevano essere fin da subito sei volumi divisi in due archi. Ma tutto quello che è successo dopo tra America e Francia, non ce lo aspettavamo. Lo abbiamo ideato a New York, per il Comicon del 2009, siamo tornati lì nel 2019 per l’uscita del primo albo. Con un mondo cambiato e noi cambiati.

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Qual è stato il segreto che ha permesso a Nomen Omen di imporsi all’estero?
JC: Credo che in realtà siano stati due fattori. Intanto il fatto che sia un fumetto con un taglio da comics, americano, ambientato in America sicuramente ha aiutato. E ci ha aiutato anche il fatto di avere una credibilità fuori dall’Italia, io lavoro per la Marvel dal 2008, questo sicuramente ci ha dato credibilità con l’editore che ci doveva distribuire.
MB: Secondo me Nomen Omen va a coprire una nicchia ben conosciuta dagli americani, quella di tutti i prodotti Vertigo o comunque sulla strada aperta da autori come Neil Gaiman, Grant Morrison, Alan Moore. Storie che parlano di magia, un po’ di horror, un po’ intimiste e impegnate, con questa commistione tra elemento pop e testo difficile, un po’ misterioso. Io non mi paragonerò mai a loro, ma dicono che hanno aperto questa strada anche per me. Nonostante la fortuna di questi prodotti sia altalenante in America, si vede che il Paese è interessato al genere. Inoltre è un momento di particolare sensibilità nei confronti di temi come la rappresentazione della diversità all’interno delle relazioni, l’incontro tra culture, etnie e discendenze diverse. Ci siamo trovati a essere attuali nonostante sia stata programmata molto tempo fa. Sono tematiche che fanno parte di ciò che abbiamo sempre fatto ma ora sono più sentite.
JC: Quella nicchia che diceva Marco è presente anche in Italia, semplicemente quando vai su una grande scala come quella americana è più facile avere un bacino più ampio. Noi abbiamo seguito una corrente che già esisteva e che piaceva a noi.

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In questi anni, qual è stata l’esperienza o il momento legato a Nomen Omen che ricordate con maggiore emozione?
JC: Io ne ho due. In Italia quando abbiamo avuto l’arrivo dei primi cosplay. Avere delle persone che si identificano così tanto col personaggio da vestirsi come lui è una soddisfazione molto grossa. Per il comparto americano, nel 2019, all’uscita del primo albo. Avevamo il nostro stand nell’artist alley del Comicon e lì arrivò una coppia di amici, un ragazzo e una ragazza. Lui era stato costretto da lei a farsi quasi tre ore di macchina perché lei aveva letto i volumi italiani facendoseli tradurre e voleva venirci a conoscere.
MB: Ne aggiungo un terzo, inizio 2020, ad Angoulême, mentre si iniziava a parlare di Covid, noi presentammo il primo volume di Nomen Omen in Francia. Ci siamo trovati le file anche lì e siamo rimasti stupiti. E la cosa bella è che dopo ci hanno portato a fare il classico tour delle fumetterie nelle diverse città, che ho vissuto un po’ come i tour delle rockstar. È stato frenetico, cambiavamo città in continuazione.

Dietro Nomen Omen c’è l’idea che le parole e i nomi possano di fatto dare potere. Che possedere il nome vero di qualcosa o qualcuno possa dare potere su di essa o di esso. Non è un po’ così anche nella vita reale? Mi viene in mente quanto la questione del nome sia importante all'interno del discorso sull'identità di genere.
MB: Assolutamente. Non a caso le persone che stanno affrontando un momento di transizione fanno ricadere il proprio compleanno, la propria rinascita, nel giorno in cui cambiano il proprio nome. È incredibile quanto il nome incarni la persona stessa. Senza andare a scomodare la filosofia o Umberto Eco con Il Nome della Rosa, c'è una enorme letteratura sul fatto di creare nuove realtà o identità modificando i nomi. Questa modifica è un atto magico tradizionale, che ci portiamo dietro dall'epoca egizia e romana. L’onomanzia è un’arte molto affascinante per me, soprattutto perché viviamo in un mondo in cui crediamo di poter creare e manipolare la nostra identità digitale e invece questa sta diventando un nostro simulacro che necessità la stessa attenzione e sottostà alle stesse regole magiche della nostra identità reale. Vedo tanti parallelismi, come Becky, tra mondo digitale e magia.

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Jacopo, parliamo dell'aspetto grafico e artistico. Accanto a dei disegni allo stesso tempo pop e complessi, è particolarmente interessante l'uso dei colori.
JC: Nel fumetto e nell’illustrazione, il colore dovrebbe sempre avere un’importanza narrativa. I bravi coloristi rendono le atmosfere tramite il colore. Noi abbiamo deciso di fare un salto diverso e usare il colore in modo narrativo ma per raccontare uno stato fisico e mentale e una parte della storia stessa. La protagonista soffre di acromatopsia, non vede i colori tranne quando sogna, ed è in quei momenti che scopre la magia. Abbiamo usato un colore differente per ogni tipo di magia. Ovviamente, al pari del colore, abbiamo deciso di usare rappresentazioni di stile artistico differente a livello narrativo, come in Sandman o Promethea, lo stile cambia di pagina in pagina a seconda di quello che deve narrare. Lo abbiamo fatto per aiutare il lettore a capire cosa stava succedendo anche senza leggere.
MB: Abbiamo usato la tecnica della sinestesia. Non volevamo rappresentare la magia come se fosse un potere da X-Men, ma in maniera profonda. Ci doveva essere un sistema magico che si basasse su delle legge e dovevamo trasmettere al lettore l’aspetto più spirituale della magia.

La saga non è ancora finita…
JC: Dopo i tre volumi inclusi nell’Omnia è uscito il primo di Arcadia, secondo e ultimo arco narrativo. Siamo al lavoro sul secondo volume che uscirà a Lucca 2022, mentre il terzo uscirà a Lucca 2023. È una storia che ha sempre avuto un inizio e una fine già scritti quando presentammo il progetto a Panini. Non vedo l’ora di far leggere al lettore il finale per vederne le reazioni. Anche perché, una cosa che ci dicono sempre e che ci piace molto è che in Nomen Omen non si capisce chi è il buono e il cattivo. Col finale si capiranno delle cose che per ora non sono così bianche o nere e voglio proprio vedere come le prenderanno i lettori.
MB: In Arcadia questa cosa si enfatizza ancora di più, la sensazione di smarrimento su chi sia il protagonista e l’antagonista si fa sempre più forte. Il primo di Arcadia è un volumone extra large, quasi il doppio di un volume di Nomen Omen. Ci serviva, proprio per come finisce la prima trilogia, partire con molta carne al fuoco. Vediamo il traguardo e cominciamo già a contare le pagine chiedendoci se ci basteranno per chiudere tutti gli archi e dare un finale bello a tutti.

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