"Saetta Rossa", un fumetto inno alla diversità nel nome di David Bowie

Lifestyle

Gabriele Lippi

Panini Comics

Il graphic novel di Marco B. Bucci e Riccardo Atzeni esce il 10 gennaio, in occasione del quinto anniversario della morte del Duca Bianco. Una storia di libertà ambientata in un futuro a metà tra utopia e distopia

6 gennaio 2016, Samuel cammina assorto tra i portici di Bologna quando il suo smartphone di ultima generazione riceve una notifica. David Bowie è morto, lo choc per un ragazzo di 17 anni cresciuto nel mito del Duca Bianco è così forte da scaraventarlo fuori dal tempo, in una realtà futura completamente diversa dalla sua. Comincia così Saetta Rossa, il graphic novel di Marco B. Bucci e Riccardo Atzeni pubblicata da Panini Comics in uscita il 10 gennaio (dall'11 in fumetteria e libreria), per l’anniversario della morte dell’artista inglese che l’ha ispirata (GUARDA UNA SELEZIONE DI TAVOLE IN ANTEPRIMA).

Non una biografia di Bowie

Bowie, però, non è il protagonista, piuttosto una specie di filo conduttore, una musa invisibile che sporadicamente appare per guidare Samuel attraverso una realtà in cui tutto è diverso, in ogni senso in cui si possa intendere la parola. Un futuro in cui essere pienamente se stessi non solo è possibile ma persino la normalità, in cui non esistono le barriere di genere né di orientamento sessuale, dove si può essere maschi o femmine ma nella maggior parte dei casi si è intersessuali, e se ci si sente un dilofosauro si può persino essere un dilofosauro.

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Un mondo dominato dalla tecnologia

In questo mondo dominato dalla tecnologia, dove persino la democrazia è un obsoleto ricordo rimpiazzato da una sorta di aristocrazia dell’intelligenza, non esistono più gli Stati nazione e gli unici confini sono quelli che dividono i grandi cluster abitati dagli umani dalle Wildlands che dove sono protette le ultime specie animali rigorosamente separate dall’uomo, Samuel cerca se stesso in un viaggio personale che non sarà privo di rinunce e sofferenze.

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Saetta Rossa

Liberi? Forse

Il mondo del futuro offre enormi opportunità: la povertà non esiste (ma esiste la ricchezza, quella sì, e le differenze sociali pure), e tutti hanno installato sottopelle un software che raccogli i loro dati vitali, regola l’apporto calorico sulla base dei desiderata espressi a prescindere da ciò che si mangia e dallo stile di vita che si conduce, sottopone l’organismo a continue analisi sullo stato di salute per prescrivere farmaci e disporre ricoveri d’emergenza; le decisioni vengono prese da un intelligenza artificiale che è il frutto della connessione delle menti dei migliori scienziati al mondo, i neuroni; si vota una volta ogni sei mesi, ma solo per scegliere “il tema storico” in cui vivere. Esiste però una minoranza di popolazione che resiste, non si piega a questa tecnocrazia, gli Spenti, che preferiscono vivere disconnessi dal grande software globale.

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Tra utopia e distopia

Quella di Bucci e Atzeni è una storia di fantascienza coloratissima che gioca sui chiaroscuri, in bilico tra l’utopia e la distopia, certamente un inno alla libertà individuale e al diritto di decidere chi essere e come vivere. Il senso finale appare essere che non esiste un mondo giusto e uno sbagliato, ma solo il mondo che scegliamo e ci costruiamo giorno per giorno, spesso dopo essere giunti al termine di un faticoso percorso di autoconsapevolezza. Perché si può essere tutto ciò che si vuole, un uomo, una donna o un essere venuto dalle stelle, abbattendo ogni muro, seguendo l’esempio di David Bowie.

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