Quaderni giapponesi, viaggio di Igort nella cultura popolare nipponica

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Vittorio Eboli

Dal 10 dicembre  è in libreria il graphic novel-reportage-saggio del direttore dello storico mensile Linus: terzo volume di una trilogia (edita da Oblomov, ora raccolta in cofanetto) sulle arti visive del Sol Levante e sui movimenti underground, notturni e trasgressivi così lontani dall'immagine stereotipata che ne abbiamo da Occidente

C’è un luogo magico dove avete lasciato un pezzo di cuore, e lì ci tornereste una seconda, una terza, una quarta volta? Anche di più, se fosse ragionevolmente vicino e raggiungibile? Igort, il direttore di Linus (tra le tante cose), ha realizzato questo sogno. È tornato in Giappone. Venticinque volte. Non proprio come fare una gita a Capri partendo da Napoli. Il suo amore e la sua profonda conoscenza di una cultura così distante dalla nostra hanno partorito (tra le tante cose) tre volumi di divulgazione raffinata e popolare al contempo: nel primo (2015) ci racconta Tokyo; nel secondo (2017) l’universo magico fatto di riti e miti; nel terzo (2020) la cultura pop più trasgressiva e underground. “Quaderni giapponesi”, edito da Oblomov, ci racconta qualcosa di molto molto distante dallo stereotipo della cultura nipponica mainstream come siamo abituati a vederla, anzi a pensarla, da qui.

Quaderni Giapponesi
Oblomov Edizioni

Una galleria di 'irregolari' 

“Il libro nasce spontaneamente – racconta a Sky TG24 Igort, il primo occidentale a lavorare nell’industria di manga e delle riviste popolari giapponesi – visto che ho vissuto a lungo nel Paese e nutro grande amore verso questa cultura. In questo terzo volume ho voluto raccontare il Giappone meno conosciuto, notturno e trasgressivo, attraverso il ritratto di personalità per così dire ‘irregolari’, fuori dai canoni della società nipponica più ufficiale e tradizionale”.

Quaderni Giapponesi
Oblomov Edizioni

Un cocktail di generi, tra il fumetto e il reportage

Quaderni giapponesi non è un fumetto puro; non è un reportage giornalistico puro; non è un racconto di viaggio puro. È uno squisito cocktail di generi diversi, che rispecchia la personalità poliedrica del suo autore.

“Ho scelto la formula dei quadri, a cavallo tra reportage e diario di viaggio, un po’ come Rotten e Limonov, autori antenati dei punk; ho raccontato i progenitori del fumetto (i kibyoshi, fascicoli illustrati di 10 pagine molto popolari a fine ‘700, spesso ambientati nei bordelli di Edo, l’antica Tokyo, considerati gli antenati del fumetto adulto giapponese, ndr); fino alle altre arti visive, fino al cinema, racconto anche i film ‘rosa soft-core’ degli anni ‘60 e ’70: a differenza del nostro cinema erotico soft, contengono elementi di critica sociale, di eros grottesco, vissuto con una vena ironica. C’è anche il racconto dei difficili rapporti tra questa cultura popolare trasgressiva e le regole istituzionali della società nipponica, con la censura”. E le sue contraddizioni: Igort parla dell’esperimento di alcuni giornalisti che portarono fuori dal Paese alcune pubblicazioni erotiche e al ritorno, in aeroporto, furono bloccati alla dogana.

Quaderni Giapponesi

Dalle Moga a Yoshitoshi

Si parte dalle vite ribelli e dissolute delle MOGA (Modan Garu, ‘ragazze moderne’) che negli anni 20 del’ 900, un secolo fa, rivoluzionarono i costumi rigidissimi della società tradizionale; si passa per la vita folle e disperata di Yoshitoshi il crudele, inventore a metà ‘800 di stampe violente, sanguinarie eppure raffinatissime; fino ad arrivare (tra le tante cose) al cinema pink degli anni ’60, con storie erotiche e violente in cui per la prima volta si intravedevano particolari considerati osceni come l’ascella di una donna, un tabù che condusse in tribunale diversi registi del genere.

“Racconto vite e visioni ai margini – aggiunge Igort – dalla fine del ‘700 fino ai giorni nostri, una specie di ragnatela in cui le figure sono una allieva dell’altra, i censurati e i bannati, i ‘maledetti’ insomma, persone per cui l’essere stato in galera era motivo di vanto. Questa è una mappa che mette sullo stesso piano tutti gli ‘irregolari’: sono storie poche note anche lì in Giappone” conclude Igort, che guarda già al 2021 e sta lavorando già ad altri fumetti, a un nuovo disco, e a un nuovo film. Tra le tante cose.

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