Rat-Man compie 25 anni, Ortolani: "20 anni così, non rifatelo a casa"

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Gabriele Lippi

Compie un quarto di secolo la serie dedicata a uno dei personaggi più iconici e divertenti della storia del fumetto italiano. Grande festa organizzata da Panini a Modena per celebrare il traguardo e presentare i tre cofanetti che racchiudono tutta la saga principale. L'autore: "Un sacco di ore, un sacco di notti, un sacco di sacrifici. Gli ultimi 10 episodi sono stati un’impresa titanica"

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Lo schermo sopra il palco del BPER Forum si accende. Durante il live streaming sulla pagina Facebook di Panini Comics dell’evento per celebrare i 25 anni di Rat-Man e il lancio dei tre cofanetti con dentro i 12 volumi che raccolgono l’intera saga dell’esilarante supereroe creato da Leo Ortolani, arriva un messaggio. “Ciao papà”, firmato Deboroh La Roccia. Per chi non avesse mai letto Rat-Man, Deboroh La Roccia è l’alias della parodia italiana di Batman, il Bruce Wayne nostrano, mosso a combattere il crimine dalla perdita dei genitori, uccisi in una svendita al centro commerciale. Gli 800 spettatori in platea scoppiano a ridere, per quello che è forse il momento più divertente di un pomeriggio modenese pieno di aneddoti, ricordi e battute. Con un grande protagonista, il destinatario di quel messaggio di Deboroh, il papà di Rat-Man, il fumettista che da una trentina d’anni fa ridere tutta Italia: Leo Ortolani.

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25 anni, un traguardo importante
E infatti, stavo pensando anche io la stessa cosa (ride, ndr). Ma lo eleggerebbero, visto quelli che ci sono dentro…

Una storia che comunque ha anche un pregresso, perché Rat-Man nasce qualche anno prima e sulla scia del grande ritorno cinematografico di un altro grande personaggio dei fumetti.
Batman, sì. All’epoca era uscito il film di Superman nel 1978, ma senza che ci fossero ancora gli effetti speciali in grado di supportare questi personaggi al cinema. Nell’89 ci riprova Tim Burton con Batman. Io avevo questo personaggino che customizzavo a seconda delle necessità e partecipai a un concorso per autori esordienti - fa ridere, perché sono stato un autore esordiente per tanti anni – e l’ho rivestito con queste orecchie da topo perché era la parodia di Batman. E quindi, Rat-Man.

E poi, che succede?
Questo era nell’89, appunto. Poi è rimasto da una parte, se non apparire nel ’91 in una fanzine di alcuni amici di Pisa che si chiamava Made in the USA, e solo nel ’95 diventa una prima serie a fumetti quasi regolare, un mese sì e uno no, per le fumetterie. Dopodiché Marco Lupoi, per quella che all’epoca era Marvel Italia e poi sarebbe diventata Panini Comics, mi offre la possibilità di andare in edicola. Ci andiamo nell’aprile del ’97 e ci restiamo 20 anni. Per cui, insomma, è stata una bella impresa.

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Che non è male come carriera e come percorso per un geologo.
Per un geologo assolutamente è una cosa un po’ anomala perché di solito si fanno dei sondaggi, dei carotaggi, delle prove penetrometriche e poi è finita lì. Le fai anche in due o tre giornate, non è che ci vogliano 20 anni. Però la geologia ti insegna una cosa, che il tempo è veramente relativo. Quello che tu immagini in quel momento ha impiegato milioni di anni per arrivare sotto i tuoi occhi. E il fatto che oggi presentiamo l’intera saga di Rat-Man in 12 volumi mi fa un po’ ridere. Ci sono voluti 20 anni, ma per un geologo è normale avere qualcosa così, che ha richiesto tantissimo tempo per essere realizzato. Un sacco di ore, un sacco di notti, un sacco di sacrifici. Perché, comunque, riuscire a mandare in edicola un albo un mese sì e un mese no, voi a casa non rifatelo.

“Fletto i muscoli e sono nel vuoto”. Come nasce il tormentone di un supereroe.
Tutti i supereroi avevano delle frasi particolari. O comunque, Superman aveva la sua “via più veloce della luce”, e come lui altri. Mi sono divertito a inventarne una anche per Rat-Man che di solito cosa faceva? Si buttava già dai tetti per gettarsi nella mischia. “Fletto i muscoli e sono nel vuoto” mi sembrava la frase più adatta e gli è rimasta attaccata addosso.

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In questi 25 anni c’è un episodio, una storia, un personaggio a cui sei particolarmente legato?
Devo dire che sono legato all’intera saga di Rat-Man, non è che ci siano degli episodi particolari, anche perché la cosa bella è che l’episodio successivo era sempre migliore del precedente. Non lo so, potessi dirti, forse gli ultimi 10 episodi sono stati un’impresa titanica: riuscire a chiudere la serie legando tutte le sottotrame lasciate aperte in 20 anni. Ma alla fine è un’opera unica, quindi sono legato a tutta l’opera.

Ma è finita davvero?
Speriamo. Speriamo che sia finita davvero perché… (ride, ndr). No, non lo so. Cioè, non lo so… nell’ultimo numero, i lettori lo sanno, ho lasciato un conto alla rovescia per qualcosa che potrebbe risvegliarsi o ritornare. Ma a dire la verità, io su Rat-Man ho detto tutto quello che avevo da dire riguardo ai supereroi, bisognerebbe avere veramente delle idee nuove o qualcosa di nuovo da dire, perché sennò diventerebbe soltanto un’operazione di marketing. E perché no, perché non fare un’operazione di marketing… Non lo so, diciamo che per il momento la lascio così.

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In questo momento storico particolare, è ancora più complicato il lavoro di un umorista?
Beh, in questo momento il lavoro di un umorista è a rischio schiaffi (ride, ndr). No, scherzi a parte, l’umorista è un lavoro che è sempre stato complesso fin da sempre, non è che i momenti storici lo rendano più o meno difficile, anche perché comunque sia ci sono sempre delle situazioni delicate. L’umorista è qualcuno che riesce a vedere al di là di tutto quanto, a cogliere qualcosa che è nell’aria e che gli altri non vedono. Io stesso in certi momenti faccio molta fatica a farlo, vedo dei colleghi bravissimi in questo, che con una semplice frase riescono a definire il momento. Diciamo che forse il mio lavoro è più difficile perché cerco di creare delle frasi che durino attraverso il tempo, che non inquadrino un solo momento ma possano essere lette anche a distanza di 25 anni.

Possiamo dire che forse si può ridere, anzi, si deve ridere anche in un momento in cui siamo circondati da fatti gravi come la guerra in Ucraina o il Covid?
Se c’è una persona che in questo momento fa fatica a ridere, sono io. Però bisogna sempre trovare un motivo per ridere, perché se non lo trovi, allora è inutile andare avanti, se invece lo trovi vuol dire che c’è qualcosa sempre di vivo in te, di bello da raccontare e da trasmettere agli altri. E forse, proprio nei momenti più difficili, è la cosa più bella che si possa fare: cercare di far sorridere le persone come ho fatto io durante i due anni di pandemia e come fanno altri autori adesso durante i recenti avvenimenti, che a noi colpiscono in maniera particolare ma di guerre ce ne sono veramente tante. Ed è sempre necessario trovare un motivo per sorridere, o anche per ridere, perché no.

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