
"Klimt. La Secessione e l’Italia", la mostra al Palazzo Braschi a Roma. FOTO
Dal 27 ottobre al 27 marzo 2022, oltre 200 opere esposte nel Museo della Capitale. Principale collaboratore il Belvedere di Vienna che vanta la collezione dedicata a Gustav Klimt più grande al mondo. Tema centrale dell'esposizione: il rapporto tra il pittore e il Bel Paese

Gustav Klimt, uno degli artisti austriaci più importanti di fine XIX e inizio XX secolo, torna in Italia. Promossa da Roma Culture e Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali la mostra a Palazzo Braschi ‘Klimt. La Secessione e l’Italia’ dal 27 ottobre al 27 marzo 2022 ripercorre le tappe del fondatore della Secessione viennese e indaga il suo rapporto con il Bel Paese
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Oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture saranno esposte nelle sale del Palazzo romano. I lavori prestati dal museo Belvedere di Vienna e da alcune collezioni sia private che pubbliche, sono stati scelti con l’obiettivo di testimoniare il legame tra Klimt e l’Italia. Il Belvedere, in collaborazione con la Klimt Foundation, ospita la più grande collezione al mondo dei dipinti dell’artista
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Stella Rolling, direttrice generale del Belvedere, si dice “lieta del fatto che la mostra renda un omaggio speciale al genius loci”. In particolare, 8 dipinti che furono attrazione anche all'Esposizione internazionale di Roma del 1911, sono esposti al padiglione progettato dall’austriaco Josef Hoffman. Nella mostra presenti anche i lavori con i quali Klimt partecipò alla Biennale d’arte di Venezia nel 1899 e 1910
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Dal 2013, anno della fondazione, la Klimt Foundation con sede nel Museum Quartier di Vienna ha l’obiettivo di conservare, ricercare e divulgare l’opera di Klimt legata alla Vienna di inizio ‘900. “L'Italia era la destinazione prediletta di Klimt al di fuori dei confini dell’Impero asburgico”, dichiara il direttore Peter Weinhaupl. L’artista studiava l’eredità del Rinascimento italiano e l’arte del mosaico
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Per gli austriaci l’arte italiana era al tempo stesso un aspetto imprescindibile della formazione e un fardello che rallentava il cammino verso la modernità. La protesta della Secessione, fondata nel 1897, aveva il motto: ‘A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà’. Un movimento che portò al progressivo abbandono dei modelli classici, ma che non impedì a Klimt di studiare a Venezia, Roma e Ravenna
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Nella mostra, anche il manifesto della Secessione viennese: l'ideale dell'opera d'arte totale esaltato in vista di una fusione completa delle arti. Un gruppo autonomo di artisti che avevano come sede il Palazzo della Secessione Viennese
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La mostra presenta 14 sezioni diverse: dalla Vienna del Novecento a 'La sposa', una delle opere più importanti degli ultimi anni, passando per la pittura paesaggistica
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'Klimt. La Secessione e l'Italia' ospita anche alcune opere degli altri artisti viennesi che hanno fatto parte del movimento culturale di Klimt. Tra questi, Carl Moll con il suo 'Boschetto di betulle al crepuscolo' dipinto nel 1902

La secessione viennese, soprattutto in pittura, non era tanto un atto di rivolta contro l'arte del passato, quanto piuttosto un'iniziativa tesa a creare l'arte in Austria corrispondente alle esigenze del tempo. "Non si combatte per qualche sviluppo o cambiamento nell'arte, ma per l'arte stessa, per il diritto di creare artisticamente", scriveva un critico d’arte del tempo
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La Secessione di Vienna venne fondato il 3 aprile 1897 dai pittori Gustav Klimt, Koloman Moser detto Kolo, Max Kurzweil, dagli architetti Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich e altri. Artisti che aderirono ai fermenti dell'Art Nouveau e del Liberty che stava conquistando l'Europa, una "separazione" dal passato verso il futuro
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