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Il ritorno di Macchia Nera, Nucci: "Mi sono ispirato a Gottfredson"

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Gabriele Lippi

Sul numero 3429 di Topolino torna uno dei grandi cattivi Disney. Con una storia cupa che parte dalla tradizione per recuperare le caratteristiche originarie del personaggi. L'autore: "Anche ai bambini piace la paura"

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Tremate, lettori piccoli e grandi, Macchia Nera è tornato. Sul numero di Topolino in edicola mercoledì 11 agosto c’è una nuova storia che è un po’ manifesto e un po’ reboot, “Io sono Macchia Nera”, scritta da Marco Nucci e disegnata da Casty. Una storia ambiziosa che si pone come obiettivo quello di restituire a uno degli storici nemici di Topolino la sua dignità criminale, la sua complessità, la sua cupezza. E ci riesce anche piuttosto bene grazie a una scrittura che cammina perfettamente sul filo dell’equilibrio tra le atmosfere dark e i canoni disneiani. Come è nata? Lo racconta Marco Nucci.

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Perché una storia su Macchia Nera?
Parlando con il direttore Alex Bertani ci siamo trovati su un punto a cui tenevamo entrambi tantissimo. Diciamo che è sempre il momento di scrivere una bella storia su Macchia Nera ma ora lo era di più. Penso sia il cattivo più affascinante del parterre di nemici di Topolino. Lo è per il design di Floyd Gottfredson, per la sua genialità, per il fatto che non lo si vede in volto, è uno spettro nero con due occhi bianchi e una mente criminale razionale.

Cosa era successo a Macchia Nera negli ultimi anni per farlo finire nei trafiletti delle ultime pagine dei quotidiani di Topolinia?
Era successo che, essendoci varie poetiche all’interno della scuola Disney, negli anni aveva prevalso una sua versione come figura un po’ comica, protagonista di avventure un po’ farsesche, aveva perso la sua allure di cattivo.

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Perché?
Scrivere è un mestiere e uno sceneggiatore ha varie sensibilità. Io stesso lo avevo usato in quel modo e mi piace farlo anche se non è la mia versione preferita. Credo sia successo perché nel tempo sono entrati vari autori anche geniali come Tito Faraci che hanno dato questi accenti post modernisti a Macchia Nera, avvicinandolo più ai fratelli Coen che a Floyd Gottfredson. Succede a tutti i personaggi, anche Gambadilegno ha subito una trasformazione. Forse un po’ è anche una questione di usura e di politica del settimanale.

In che senso?
Beh, nella prima storia di Gottfredson, Macchia Nera lega Topolino a una corda che verrà usurata da una candela per farlo finire su delle lame. Macchia Nera lo minaccia esplicitamente di ucciderlo. Questo si poteva fare negli Anni 30, ora non più.

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Come ha ricostruito il personaggio?
Prima di tutto mi sono riletto i classici, da Gottfredson a Romano Scarpa, passando per Guido Martina e Casty. Facendo mie le caratteristiche principi del personaggio. Poi mi sono preoccupato di far sottolineare al personaggio stesso cosa gli era successo, far esprimere il suo rifiuto verso ciò che lo aveva cambiato. E mi sono imposto un diktat: non si doveva mai vederlo in faccia e in generale doveva apparire il meno possibile. Il modo migliore per descrivere Macchia Nera è accendere la fantasia del lettore e non saziarla, lasciare che sia lui a completare il lavoro di definizione del personaggio.

Casty ha anche illustrato la sua storia.
È una cosa fantastica. Ho adorato, amato e venero Casty, lo ringrazio tantissimo per aver dato un tocco clamoroso e grandioso alla storia. Mi ispiro al suo linguaggio, l’idea che lo abbia disegnato lui mi riempie di gioia.

Ci sarà anche un futuro per Macchia Nera o questa storia rimarrà isolata?
Una delle mie prime decisioni è stata che se ti rilancio il personaggio più temibile del parterre Disney, assolutamente non posso permettermi di perderlo subito. Si tratta di un anno zero e lo rivedremo. Magari con delle storie evento, più rarefatte, ma come un cattivo tosto che rispetti i criteri di inafferrabilità e genialità con cui è nato.

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